Omelia per la Messa esequiale di
DOMENICO MARTIMUCCI
Stadio “T. D’Angelo”, Altamura 06 agosto 2015
Sorelle e fratelli carissimi,
carissimi mamma e papà, fratelli, sorelle e familiari tutti di Domenico, autorità civili e del mondo sportivo, forze dell’ordine,
questo stadio, spazio in cui quotidianamente bambini, ragazzi e giovani modellano la mente attraverso il dinamismo del corpo, prende le dimensioni, oggi, di una chiesa a cielo aperto che accoglie in un grande, affettuoso e doloroso abbraccio Domenico, cui le conseguenze del grave e tragico evento della notte del 5 marzo scorso, un evento che ha avuto vasta eco in Italia, sono state fatali.
Al termine di cinque mesi di cure, di speranze, di preghiere e di tante iniziative solidali e generose, ecco il triste ritorno a casa di Domenico qui, tra noi, per stringerci intorno ai suoi, pregare per lui e, nel contesto di questa cristiana celebrazione della morte, nel giorno luminoso della Trasfigurazione del Signore, riflettere insieme su una giovane vita spezzata in modo così assurdo e incomprensibile.
Domenico, inevitabile il ricordo della sua passione coltivata da anni e che lo ha visto protagonista sui campi di calcio, sembra aver perso l’ultima partita: come un’entrata a gamba tesa, criminale, in quella serata di pausa e di sosta con i suoi amici, che avrebbe potuto avere conseguenze ancor più drammatiche, e che s’è portata via la vita, i progetti, i sogni, il futuro di questo nostro caro fratello.
E ancora una volta siamo tutti qui, stupìti e sconcertati, di fronte alla realtà e al mistero della morte, a rivolgerci l’eterna domanda: perché?
Fratelli e sorelle, è stata anche la domanda di Gesù in croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15, 34) Perché, Signore, potremmo chiederGli, hai abbandonato Domenico? E, come Marta, la sorella di Lazzaro, Gli diremmo: Signore, se tu fossi stato lì, a Largo Nitti, quella notte Domenico non sarebbe morto!
E di fronte al nostro pianto, e anche alla nostra indignazione per come Domenico sia morto, Gesù che muore come muore ogni creatura umana, ma UCCISO ANCHE Lui, innocente e crocifisso, da quella croce ci dice di affidarci a Dio, di consegnare fiduciosi, se pur tra le lacrime, Domenico nelle braccia paterne e amorevoli del Suo e nostro Padre.
Ci fa intravvedere come la vita, breve o lunga che sia, vada vissuta ogni giorno con amore, con dedizione, con impegno, con il sorriso sulle labbra … per questo abbiamo pregato perché la giovinezza di Domenico rifiorisca in Paradiso nella luce che non conoscerà più la notte, nella certezza che questo nostro giovane fratello abbia usato saggiamente del breve tempo che gli è stato concesso di vivere.
Infine, come aveva detto di sé il Signore, pensando alla sua morte paragonata ad un chicco di grano che gettato nel solco sembra destinato a disperdersi, quel chicco di grano deve essere coperto dalla terra perché solo così, dopo l’inverno, potrà rinascere e diventare spiga feconda di pane.
Domenico è misteriosamente quel chicco di grano, caduto tragicamente in terra, apparentemente destinato al disfacimento. E, invece, la fede nel Cristo risorto dai morti, fratelli e sorelle, canta la vita non la morte, la vittoria e non la sconfitta, la speranza e non il vuoto buio e disperato.
In Lui, Domenico, vive e vivrà per sempre: questa, al di là delle nostre attese deluse, la nostra speranza e la nostra certezza.
La memoria di lui, colma di rimpianti e di ricordi, costituirà, ne siamo certi, invito coraggioso e audace, rivolto ai giovani, in particolare ai giovani di Altamura, alla comunità tutta, ecclesiale e civile, di questa città, alle donne e agli uomini impegnati nella politica e nel servizio per una convivenza all’insegna della legalità e della pacifica, laboriosa e serena convivenza, a non arrendersi e a vigilare perché nessuno metta “le mani sulla città”. Per delinquere, per condizionare, per spaventare in nome di sporchi e illeciti profitti, coinvolgendo per il raggiungimento di questi obiettivi anche tante persone fragili e povere.
Dobbiamo sperare che il “martirio” di Domenico sia di monito e invito a cambiar vita per coloro che sono stati autori, come mandanti e come esecutori, di quell’ evento che ha avuto questo tragico epilogo.
“Buon viaggio, Domenico, figlio e fratello nostro! Và con Dio! Ti attende una “trasferta” non uguale alle tue tante trasferte “fuori casa” per una partita senza tempi e senza recupero, in un campo che avrà le dimensioni del cielo, con il Signore Gesù tuo straordinario compagno di gioco!”
Nella certezza di saperti per sempre nei nostri cuori e nella speranza di incontrarci nella casa di Dio-Padre per non separarci mai più!
AMEN, COSI’ SIA!
+ Giovanni, vescovo