L’Arcivescovo: «Nessuno è migliore di nessuno!»
Andare verso le periferie esistenziali e dare speranza. È Giubileo anche per i detenuti della Casa Circondariale di Altamura, con la visita dell’Arcivescovo Giovanni Ricchiuti, nella III Domenica del Tempo Quaresimale.Misericordia! È questa la parola che echeggia tra mura carcerarie. Il desiderio di Papa Francesco, che anche nelle carceri si aprissero le Porte della Misericordia, trova pieno compimento nel gesto di Mons. Ricchiuti, nella consapevolezza che aprire la Porta Santa nella cappella del carcere è un invito a sperimentare l’amore misericordioso di Dio.
«Quaresima non è tempo di tristezza; non intristite il volto e profumate il vostro cuore, perche quaresima è conversione e conversione è bellezza. Cambiate il cuore e la mente perché la Misericordia di Dio è entrata in queste mura, occasione di grazia per tutti». Con queste parole Mons. Ricchiuti ha stretto i detenuti in un profondo abbraccio spirituale. Inoltre il presule ha speso parole di ringraziamento per le autorità carcerarie, chiamate al fragile compito dell’ accompagnamento umano di tante vite ferite e si è rivolto al cappellano don Saverio Colonna che cura l’aspetto spirituale dei detenuti.
«Nessuno è migliore di nessuno! Bisogna camminare insieme!» L’Arcivescovo si rivolge poi ai Missionari della Provincia di San Michele Arcangelo, Frati Minori di Puglia e Molise presenti alla Celebrazione Eucaristica, in occasione della ‘Missione Francescana Giubilare’, coordinata da Fra Mimmo Scardigno.
«Gesù ha prospettato il meglio per ognuno di noi ma dobbiamo anche confrontarci e prendere coscienza delle nostre fragilità, degli errori e delle colpe che ci fanno arrossire davanti a Gesù. Ed è proprio davanti alle nostre debolezze che si manifesta il volto di Dio: un Dio che non giudica e non condanna, ma che ci chiama alla conversione». Parole di conforto e di speranza rivolte a uomini dal volto segnato dalla sofferenza della solitudine. «Dio – prosegue l’Arcivescovo – ci chiede di camminare sulla sua via, ma se in qualcosa non riusciamo, è lì che ci tende la mano. Nella consapevolezza delle nostre colpe Dio ci ama!»
Un presule, Giovanni Ricchiuti, dal linguaggio semplice e caritatevole, che abbatte ogni forma di barriera esistenziale di inferiorità e che parlando degli errori dell’uomo agli occhi di Dio, utilizza termini pluralistici, elimina il voi e utilizza il noi: «Dove il peccato ha devastato la nostra vita, proprio su quelle macerie il Signore ricostruisce il suo Volto».
Nella cappella carceraria si respira aria di fratellanza. «Noi siamo gli uni per gli altri Volto di Misericordia» e con la sua visita, l’Arcivescovo invita i detenuti a riedificare la propria vita partendo dalla consapevolezza degli errori, sulle cui macerie si edifica la Misericordia di Dio nella persona di Gesù Cristo. “Ero carcerato e mi avete fatto visita”- questa l’opera di Misericordia che troviamo nel Vangelo e che è, oggi, al centro della vita della Chiesa: «Attraverso questo gesto il Signore oggi ti viene a dire: io ti amo!».
Una voce commossa ma allo stesso tempo trepidante, si leva tra i detenuti ringraziando i presenti per aver fatto loro visita: «Abbiamo bisogno di queste cose per avere la ricarica e andare avanti nel nostro percorso.
Che la porta aperta oggi sia per noi nuova libertà».
Mino Berlino
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