L’intera comunità della diocesi si è raccolta intorno a Gesù Sacramentato nella celebrazione del Corpus Domini di domenica 29 maggio tenutasi in p.zz A. Moro ad Altamura e nella processione che ne è seguita.
Un momento di intensa preghiera e liturgia che ha visto circa 6000 persone provenienti dai paesi della diocesi, tra clero, religiosi, gruppi, confraternite e l’intero popolo di Dio. Un momento significativo di unione della chiesa locale teso a formare l’ unico corpo in Cristo.
«Oggi siamo qui, o come quando ci ritroviamo la domenica nelle nostre Comunità, perché riconosciamo il Signore nella presenza reale del pane e del vino e ci riconosciamo in Lui in una comunione vera di carità e di fraternità - ha affermato nella sua omelia il nostro arcivescovo mons. Ricchiuti - a rendere autentica ogni nostra celebrazione eucaristica, cercando di evitare conflitti, tensioni e polemiche, chiacchiere, pettegolezzi e commenti offensivi. Non possiamo fare memoria di Lui e ferirci gli uni gli altri, creando distanze, invece di camminare insieme».
Non è mancato un’attenzione a quelle popolazioni più bisognose ed emarginate, nell’esempio di Papa Francesco, quindi a quelle «folle sterminate di poveri, di emarginati e di bisognosi in cerca di aiuto, di solidarietà e di accoglienza. Soli e disperati, perché non trovano occhi che li guardino con dolcezza, non ascoltano parole di incoraggiamento e non vedono mani che accarezzano, abbracciano e sostengono» affinché noi stessi possiamo essere « pani spezzati; e, nel distribuirci agli altri, diventeremo sempre di più “Chiesa in uscita”, per il ‘primo annuncio’ e per una ‘Eucaristia sorgente della missione’».
Un momento di intensa preghiera e liturgia che ha visto circa 6000 persone provenienti dai paesi della diocesi, tra clero, religiosi, gruppi, confraternite e l’intero popolo di Dio. Un momento significativo di unione della chiesa locale teso a formare l’ unico corpo in Cristo.
«Oggi siamo qui, o come quando ci ritroviamo la domenica nelle nostre Comunità, perché riconosciamo il Signore nella presenza reale del pane e del vino e ci riconosciamo in Lui in una comunione vera di carità e di fraternità - ha affermato nella sua omelia il nostro arcivescovo mons. Ricchiuti - a rendere autentica ogni nostra celebrazione eucaristica, cercando di evitare conflitti, tensioni e polemiche, chiacchiere, pettegolezzi e commenti offensivi. Non possiamo fare memoria di Lui e ferirci gli uni gli altri, creando distanze, invece di camminare insieme».
Non è mancato un’attenzione a quelle popolazioni più bisognose ed emarginate, nell’esempio di Papa Francesco, quindi a quelle «folle sterminate di poveri, di emarginati e di bisognosi in cerca di aiuto, di solidarietà e di accoglienza. Soli e disperati, perché non trovano occhi che li guardino con dolcezza, non ascoltano parole di incoraggiamento e non vedono mani che accarezzano, abbracciano e sostengono» affinché noi stessi possiamo essere « pani spezzati; e, nel distribuirci agli altri, diventeremo sempre di più “Chiesa in uscita”, per il ‘primo annuncio’ e per una ‘Eucaristia sorgente della missione’».
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