Dolore composto e pianto interminabile ha caratterizzato la celebrazione esequiale delle 5 vittime dell’incidente stradale di domenica scorsa nel Santuario di Maria SS.ma del Buoncammino in Altamura. 5 feretri attorniati dall’affetto di genitori, parenti e un fiume interminabile di giovani amici, conoscenti e di quanti hanno voluto manifestare la loro vicinanza alle famiglie colpite da questa tragedia.
L’Arcivescovo Mons. Giovanni Ricchiuti con tono paterno e visibilmente provato, ha voluto abbracciare con affetto quanti sono stati sorpresi da questo atroce dolore, e poi ha esortato tutti ad aprirsi alla luce della Risurrezione di Cristo, e citando le parole di Papa Francesco nell’Amoris Laetitia ha detto: “A volte la vita familiare si vede interpellata dalla morte di una persona cara. ( …) Comprendo l’angoscia di chi ha perso una persona molto amata, ( …) Gesù stesso si è commosso e ha pianto alla veglia funebre di un amico (cfr Gv 11,33.35). E come non comprendere il lamento di chi ha perso un figlio? Infatti, «è come se si fermasse il tempo: si apre un abisso che ingoia il passato e anche il futuro. […] E a volte si arriva anche ad accusare Dio. Quanta gente – li capisco – si arrabbia con Dio»”.
Il presule poi, ricordando le parole sussurategli dal un papà di una giovane vittima: “Monsignore, il coraggio è finito”, ha invitato a guardare il cielo per ritrovare la speranza e far rivivere Angelo, Milena, Maria Rosaria, Marisabella e Vincenzo nei ricordi più cari, nelle loro parole, nei loro sorrisi, nella loro voglia di vivere e di essere felici.
Infine, rivolgendosi in particolare ai giovani presenti, l’Arcivescovo li ha sollecitati a fare un uso stupendo del dono prezioso della vita e a farla splendere in ogni circostanza.
Altamura, 28 giugno 2016
L’Arcivescovo Mons. Giovanni Ricchiuti con tono paterno e visibilmente provato, ha voluto abbracciare con affetto quanti sono stati sorpresi da questo atroce dolore, e poi ha esortato tutti ad aprirsi alla luce della Risurrezione di Cristo, e citando le parole di Papa Francesco nell’Amoris Laetitia ha detto: “A volte la vita familiare si vede interpellata dalla morte di una persona cara. ( …) Comprendo l’angoscia di chi ha perso una persona molto amata, ( …) Gesù stesso si è commosso e ha pianto alla veglia funebre di un amico (cfr Gv 11,33.35). E come non comprendere il lamento di chi ha perso un figlio? Infatti, «è come se si fermasse il tempo: si apre un abisso che ingoia il passato e anche il futuro. […] E a volte si arriva anche ad accusare Dio. Quanta gente – li capisco – si arrabbia con Dio»”.
Il presule poi, ricordando le parole sussurategli dal un papà di una giovane vittima: “Monsignore, il coraggio è finito”, ha invitato a guardare il cielo per ritrovare la speranza e far rivivere Angelo, Milena, Maria Rosaria, Marisabella e Vincenzo nei ricordi più cari, nelle loro parole, nei loro sorrisi, nella loro voglia di vivere e di essere felici.
Infine, rivolgendosi in particolare ai giovani presenti, l’Arcivescovo li ha sollecitati a fare un uso stupendo del dono prezioso della vita e a farla splendere in ogni circostanza.
Altamura, 28 giugno 2016
Don Giuseppe Loizzo Direttore UDCS
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