PREGHIERA, DIGIUNO, ELEMOSINA:
LA SINFONIA DELLA VITA CRISTIANA
Messaggio
per la Quaresima 2017
Sorelle e fratelli carissimi,sono particolarmente felice di raggiungervi, tutti e ciascuno di voi, ovunque siate, con questo Messaggio che, come ogni anno, vi scrivo nel Mercoledì delle Ceneri, inizio della Quaresima, per invitarvi a viverla insieme con severità e con gioia, come ci ha raccomandato il Signore Gesù nella pagina del Vangelo che questa sera sarà proclamato nelle nostre assemblee liturgiche.
Anche la Chiesa, come il popolo di Israele radunato dal suono del corno, di cui ci parla il profeta Gioele nella prima lettura, viene convocata dalla Parola di Dio, per essere condotta nel “deserto” e lì, per quaranta giorni, prepararsi alla gioia della Pasqua, pregando, digiunando e condividendo il pane della carità con i poveri e i bisognosi. Tre “strumenti”, consentitemi l’immagine, in grado di rendere la nostra vita cristiana una “sinfonia”, capace di rallegrare il cuore e la mente e di fare della nostra fede, speranza e carità il racconto dell’amore e della misericordia di Dio Padre in Cristo Gesù. E poiché il cammino quaresimale “comincia dalla testa”, nell’umile gesto di piegarla, perché l’appello alla conversione giunga forte e severo nel posarsi su di essa della cenere, prendiamo coraggio e, rientrati in noi stessi, avviamoci per un ‘esodo’, che faccia approdare la nostra inquietudine nell’oceano infinito di Dio-Amore.
Il tempo quaresimale ci chiede di essere donne e uomini oranti; ci invita a riscoprire il gusto del silenzio, interiore ed esteriore, in cui ascoltare la voce del Signore, perché la Sua Parola, “più dolce del miele e di un favo stillante”, trovi le nostre labbra desiderose di assaporarla. A questo proposito, don Primo Mazzolari scriveva: “Nel silenzio – deserto colmo della Parola – lo spirito ricomincia a parlare il suo vero linguaggio: la preghiera.
Prima di saper parlare agli altri bisogna imparare a parlare a Dio, prima di parlare a Dio occorre saper ascoltare in silenzio” (Adesso, n. 5, 1 marzo 1959). Una più assidua partecipazione all’Eucaristia e all’Adorazione Eucaristica, anche feriale, all’ascolto della Parola mediante la lectio divina e le iniziative spirituali parrocchiali e diocesane (Ritiri Spirituali, Via Crucis, …), renderanno il tempo quaresimale davvero un tempo di grazia.
La preghiera, allora, non potrà che generare in noi un progressivo distacco da noi stessi e dal nostro egoismo; ci svuoterà dentro, creando la disponibilità a quel digiuno, sapientemente indicato dalla Chiesa nel Mercoledì delle Ceneri, nei venerdì di Quaresima e nel Venerdì Santo (e anche negli altri giorni, con la scelta di uno stile di vita più sobrio e più essenziale), che ci preparerà alla rinuncia più grande, e cioè alla rinuncia al male, per rimettere il Vangelo al primo posto nella nostra vita.
Vi invito, sorelle e fratelli, a sperimentare la potenza dell’amore misericordioso di Dio, soprattutto nel sacramento della Riconciliazione, esperienza che in un modo particolare abbiamo vissuto l’anno scorso durante il Giubileo della Misericordia, che si rinnoverà anche quest’anno a livello cittadino nell’appuntamento ormai diventato familiare delle 24 ore per il Signore, dalla mezzanotte del 23 marzo fino ai Primi Vespri della Solennità dell’Annunciazione, il 24 marzo. L’apostolo Paolo, nella seconda lettura di questo Mercoledì delle Ceneri, ci supplica a lasciarci riconciliare con Dio, ad essere ambasciatori di questa buona notizia e a credere fortemente che non c’è fragilità, non c’è peccato che Dio Padre, in Cristo Gesù, non possa perdonarci. Ci chiede solo di credere al Suo amore e di spalancare i nostri occhi sul dono che Egli ci ha fatto: il Suo Figlio Gesù, obbediente a Lui, portatore dei nostri peccati, certezza di perdono e di grazia.
E così, con il cuore e con gli occhi purificati, avremo sguardi di amore vicendevole, di premura e di tenerezza verso l’altro, verso gli altri. Papa Francesco, nel Messaggio quaresimale da Lui scritto il 18 ottobre 2016, ci invita a vivere l’itinerario penitenziale meditando la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (cfr. Lc 16, 19-31). Quel racconto evangelico, scrive il Santo Padre, viene a ricordarci che Dio ricorda il nostro nome, ma ad una condizione: che siamo poveri, perché solo chi è “povero”, come Lazzaro, riflette il Suo volto, mentre – al contrario – il ricco, senza un nome, reso cieco dal lusso e dalla vita gaudente, non s’accorge nemmeno per un istante che ai piedi della sua mensa c’è un povero.
Che non ci accada, dunque, come per l’uomo ricco della parabola, di chiudere gli occhi davanti ai poveri e alle povertà di questo nostro tempo, e di passare “oltre” le sofferenze e i drammi di tanti fratelli e sorelle. Chiediamo, piuttosto, al Signore la grazia di provare per loro “com-passione” e di prendercene cura: con carità e con generosità, arricchite di delicata attenzione. Perché non fare esperienze, in Quaresima, di gesti di volontariato presso le nostre Caritas parrocchiali, negli ospedali, nelle case per anziani e nei centri per diversamente abili?
Avviamoci, dunque, sulla strada dell’esodo quaresimale, come ci ha raccomandato Gesù, con grande entusiasmo; ritorniamo al Signore con umiltà; diamo testimonianza di gioia e non di malinconia, con il capo profumato e il volto lavato. Cantiamola questa straordinaria “sinfonia della vita cristiana” e camminiamo verso la Pasqua del Signore! Buona e santa Quaresima!
Vi abbraccio e vi benedico. Altamura, 1 marzo 2017, Mercoledì delle Ceneri
Vostro
Giovanni, Vescovo
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