Messa Crismale 2020, Ricchiuti: «Oggi più di ieri chiamati a fare discernimento»

MESSA CRISMALE

AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Omelia

Santuario di Maria SS. del Buoncammino – Altamura

19 giugno 2020

Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

Giornata di Santificazione Sacerdotale

 

Sorelle e fratelli carissimi, fratello Vescovo Mario, Presbiteri, Diaconi, Religiosi e Religiose, Consacrate, Seminaristi, componenti laici del Consiglio Pastorale Diocesano e quanti state seguendo, attraverso le riprese televisive (Canale2 TV e TeleMajg), questa celebrazione della Messa Crismale,

 

  1. consentitemi, innanzitutto, di porgervi il mio più fraterno e cordiale saluto di “bentrovati”: sono trascorsi tre lunghi e difficili mesi, nei quali, a motivo del Coronavirus, non è stato possibile incontrarci, per vivere le nostre relazioni e quella consueta vita cristiana, fatta di incontri, liturgie e tante altre iniziative.

Avremmo dovuto vivere questa liturgia, come da tradizione, la sera dell’8 aprile scorso, mercoledì Santo, ma eravamo in piena pandemia, nei giorni forse più sofferti di questa emergenza sanitaria, che sta lasciando dietro di sé tanti lutti e tante sofferenze, ma che – allo stesso tempo – ci ha visti testimoni e protagonisti di straordinari momenti di condivisione, di solidarietà, di infaticabile ed eroico servizio verso gli ammalati, di una vita di famiglia e di scuola impegnata a dare speranza.

Per questo, desidero – a nome mio personale e di tutta la nostra Chiesa diocesana – dire un grande grazie a voi, fratelli Presbiteri, per esservi inventato di tutto, pur di continuare a stare vicini alle Comunità a voi affidate, prendendovi cura soprattutto dei poveri e dei bisognosi, mediante gesti e segni di carità, avendo a fianco tanti preziosi collaboratori, che ugualmente ringrazio con cuore di padre.

Ed ora eccoci qui, in questa nuova aula liturgica del Santuario di Maria SS. del Buoncammino, nel giorno solenne del Sacratissimo Cuore di Gesù, Giornata di Santificazione Sacerdotale, per vivere ancora una volta la gioiosa esperienza e consapevolezza di essere Popolo di Dio, convocato intorno alla Parola e al Pane, per proclamare le meraviglie del Signore, e benedire e consacrare gli Oli dei Catecumeni, degli Infermi e del Crisma.

 

  1. Innanzitutto, convocati intorno alla Parola, per sgranare i nostri occhi sul Risorto, presente in mezzo a noi, ed aprire i nostri orecchi per ascoltarLo: Lui, che continua a parlare non più nella Sinagoga, ma al cuore della Chiesa, affiancandola nel suo cammino in questo mondo, “villaggio globale”, come con i due discepoli in cammino verso Emmaus. Dobbiamo riconoscerlo: siamo anche noi un po’ smarriti e con tante domande nella nostra mente; con una, in particolare, che vorremmo rivolgere al Signore, mentre intorno a noi si succedono eventi e segni di difficile lettura, che rischiano di mettere in ombra la certezza che la Comunità cristiana nel mondo cresce: “Maestro, e noi che cosa dobbiamo fare?”.

A noi, Popolo di Dio radunato intorno a Lui da un confine all’altro della terra, per offrirGli il sacrificio perfetto (cfr. Preghiera Eucaristica III), ancora oggi il Signore continua pazientemente e con amore ad “istruirci”, per darci la certezza che la visione profetica di Isaia si è avverata in Lui, nelle Sue parole e nei segni che le hanno accompagnate, dall’incarnazione fino alla risurrezione; e per invitarci a seguirLo, per servirLo nei poveri, negli oppressi, nei prigionieri, in coloro che hanno il cuore ferito, per accarezzarli con l’olio della consolazione e allietarli con il vino della speranza; perché non può esserci evangelizzazione alcuna, se non è accompagnata dai “segni” di una Chiesa che cammina, lasciando dietro di sé la scia di un Vangelo profumato.

 

  1. L’olio, appunto – proveniente come ogni anno dall’uliveto del “Miulli” e profumato con il bergamotto della diocesi di Locri-Gerace – che ci prepariamo a benedire e a consacrare, destinato a profumare ogni vita cristiana fin dal suo nascere, sul petto e sulla fronte dei battezzati e dei cresimati, sulle mani e sul capo dei ministri ordinati, sui corpi feriti dalla sofferenza e dalla malattia; affinché in questa aula liturgica, su questa nostra assemblea, così come in ogni ambiente e su ogni strada, lo Spirito del Signore continui ad aleggiare come brezza che sia “nella fatica, riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto” (Sequenza di Pentecoste).

Non posso, infatti, non sperare – insieme con tutti voi – che il ritorno alla vita cristiana senza queste limitazioni, dovute alla non ancora cessata presenza del virus, ci faccia riscoprire la bellezza, l’essenzialità, la sobrietà, la semplicità e – soprattutto – la fraternità con cui celebrare i sacramenti.

 

  1. Tra poco, come in ogni Messa Crismale, voi, carissimi Presbiteri di questa nostra Chiesa diocesana, sarete invitati a rinnovare le promesse fatte davanti al Vescovo chi vi ha ordinati – molti o pochi anni o mesi orsono (rispetto all’anno scorso, non sono più qui tra noi Mons. Guerino Perrucci e Don Giuseppe Nuzzi; qualcuno è ammalato o anziano e, quindi, è assente; lo scorso 17 maggio, Don Pasquale Settembre ha celebrato 50 anni di sacerdozio, mentre il prossimo 2 settembre ne celebrerà 25 Don Mimmo Giannuzzi).

Prima di rinnovare le promesse, guardatevi le mani – lo faccio anche io con voi, aggiungendo una passata sulla mia testa – e odoratele, non tanto per verificare se le avete igienizzate, quanto piuttosto per constatare che siano rimaste santificate: ve lo auguro, ve lo auguriamo con profondo affetto e con sincera gratitudine.

Ho sempre pensato alla coincidenza della Messa Crismale con l’annuale rinnovazione della promesse sacerdotali e ho molto riflettuto su quello che scriveva il papa San Paolo VI, ordinato sacerdote il 29 maggio 1920, rivolgendosi ai Parroci, ai Quaresimalisti e ai Sacerdoti di Roma il 17 febbraio 1972: «Egli, il Sacerdote-apostolo, è il teste della fede, egli è il missionario del Vangelo, egli è il profeta della speranza, egli è il centro di promozione e di recapito della comunità, egli è il costruttore della Chiesa di Cristo fondata su Pietro. […] è l’operaio della carità, il tutore degli orfani e dei piccoli, l’avvocato dei poveri, il consolatore dei sofferenti, il padre delle anime, il confidente, il consigliere, la guida, l’amico per tutti, l’uomo “per gli altri”, e, se occorre, l’eroe volontario e silenzioso. […] è un altro Cristo. Allora: perché dubitare? perché temere?».

Sì, cari fratelli Presbiteri, sono questi i tratti immutabili di quella che chiamiamo “identità” – la nostra identità, sulla quale leggiamo e scriviamo fiumi di parole e di riflessioni – che resistono agli inevitabili cambiamenti o mutamenti di come oggi un prete parla, si presenta, entra in relazione in ambienti e contesti culturali così variegati. Sono come ancore, che danno stabilità, punti sicuri di riferimento, che non possono disorientare o condurre a fraintendimenti e confusioni.

Oggi più di ieri, siete chiamati a fare discernimento, per comprendere che il ministero presbiterale si impreziosisce sempre di più, nella misura in cui ci si vuol bene, ci si stima vicendevolmente, si collabora lealmente con i Confratelli, si chiede aiuto, si elaborano percorsi pastorali coraggiosamente profetici!

Così, anche la duplice relazione – filiale e fraterna – con il proprio Vescovo (vi chiedo scusa …), responsabile e amabile con la Comunità alla quale siete stati inviati, vi consegnerà la certezza di una vita sacerdotale spesa per il Signore e per il suo popolo, che vi ma, ci ama!

 

  1. È questo l’augurio mio e di tutta una Chiesa che prega per voi, che vi ascolta, che sa di avere in voi degli straordinari, audaci e coraggiosi compagni di viaggio nell’annuncio del Vangelo e nell’edificazione della Comunità ecclesiale, per essere “un cuor solo e un’anima sola”.

Continuiamo questa Eucaristia, dopo l’ascolto della Parola, con la benedizione/consacrazione degli Oli e con la frazione del Pane, lasciando «che sia la gratitudine a suscitare la lode e ci incoraggi ancora una volta alla missione di ungere i nostri fratelli nella speranza. Ad essere uomini che testimonino con la loro vita la compassione e la misericordia che solo Gesù può donarci» (Papa Francesco, Lettera ai sacerdoti in occasione del 160° anniversario della morte del santo Curato d’Ars [4 agosto 2019]).

Intercedano per noi Maria, Madre della Chiesa e Madre del Buoncammino, e i nostri Santi Patroni.

Amen! Così sia!

 

X Giovanni, Vescovo

 

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