““Per amore del mio popolo, non tacerò” (Is 62,1).
Quasi in punta di piedi prendiamo in prestito questa espressione biblica utilizzata anche da don Peppino Diana nel 1991. Il sacerdote di Casal di Principe, scrisse e diffuse una lettera nella quale chiedeva un impegno civico contro la camorra. Tre anni dopo fu ucciso dalla camorra nella sua parrocchia.
Ripartiamo da questa citazione per esprimere il punto di vista dei sacerdoti di Santeramo in Colle circa gli ultimi eventi che si stanno verificando sul nostro territorio locale e nazionale, accompagnati da malumori provenienti da diversi contesti.
Da circa un anno siamo piombati in un incubo che ha cambiato diversi nomi, ma gli effetti devastanti e drammatici sono gli stessi.
Da circa un anno siamo stati invitati a “restare a casa”, ma non sempre la convivenza forzata di molte famiglie ha avuto risvolti positivi.
Da circa un anno stiamo familiarizzando con le parole del mondo anglosassone per indicare chiusure (attività lavorative e scuole) e da qualche mese sono entrati nel nostro linguaggio anche l’utilizzo di colori come il giallo, l’arancione e il rosso.
Da circa un anno stiamo convivendo con un triste bollettino di decessi, di contagiati e di ricoverati. Alcuni di noi sacerdoti hanno fatto l’esperienza della quarantena e dell’isolamento con le varie fasi di tamponi.
Abbiamo assistito in questo anno anche ad una bella ed edificante gara di solidarietà e generosità che ha visto in campo volontari, imprenditori, associazioni umanitarie e parrocchie.
E ora “per amore del mio (nostro) popolo” non possiamo essere indifferenti e sordi al grido, ormai disperato, dei tanti proprietari, gestori e operai di tutto il mondo della ristorazione e dello spettacolo, delle attività commerciali e degli ambulanti, partite iva e turismo, palestre e associazioni sportive.
Ci rendiamo conto di essere impotenti dinanzi ad un problema vasto e complesso, ma non possiamo non manifestare tutta la nostra solidarietà e vicinanza.
Nel 2018 papa Francesco rilasciando una intervista a Il sole 24 ore così presentava il binomio lavoro e dignità: “Dietro ogni attività c’è una persona umana. L’attuale centralità dell’attività finanziaria rispetto all’economia reale non è casuale: dietro a ciò c’è la scelta di qualcuno che pensa, sbagliando, che i soldi si fanno con i soldi. I soldi, quelli veri, si fanno con il lavoro. È il lavoro che conferisce la dignità all’uomo, non il denaro” … “Credo sia importante lavorare insieme per costruire il bene comune ed un nuovo umanesimo del lavoro, promuovere un lavoro rispettoso della dignità della persona che non guarda solo al profitto o alle esigenze produttive ma promuove una vita degna sapendo che il bene delle persone e il bene dell’azienda vanno di pari passo”.
Condividiamo appieno le parole del nostro papa, sempre attento e presente su tematiche che riguardano la dignità della persona, e le condividiamo perché possano essere da stimolo e guida per quanti sono stati chiamati ad operare scelte coraggiose per il bene comune in questo contesto di pandemia.
Siamo consapevoli di quanto sia delicato il momento e di quanto sforzo stia facendo il governo italiano perché quanto prima si possa tornare ad una certa normalità che consenta a tutti di poter riappropriarsi degli spazi e degli ambiti che permettono ad ogni persona la sua promozione sociale, culturale e religiosa.
Come uomini di chiesa e pastori confidiamo nella forza della preghiera e da tempo stiamo invitando le nostre comunità parrocchiali ad unirsi in un solo coro perché, presto, tutto questo si possa superare dopo aver affrontato tutti insieme la nostra battaglia.
Per amore del nostro popolo non possiamo darla vinta al virus. Crediamo fortemente nella grande capacità insita in ogni uomo e donna: la capacità e la forza di non soccombere ma di risorgere dalle macerie per una umanità nuova.
Per amore del mio (nostro) popolo siamo con voi, al vostro fianco”.
Santeramo, 11 aprile 2021
I sacerdoti di Santeramo in Colle