Presentato il report Caritas Puglia “Chiese chiuse…Chiesa aperta”

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Nella mattinata di lunedì 19 luglio presso l’Aula Sinodale dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto a Bari è stato presentato alla stampa il report a cura della Delegazione Regionale Caritas Puglia sull’azione della Caritas durante il primo lockdown prima ancora che entrassero in vigore gli aiuti statali.

Il testo del report è disponibile gratuitamente in formato ebook sul sito delle edizioni la meridiana di Molfetta all’indirizzo web https://www.lameridiana.it/chiese-chiuse-chiesa-aperta.html.

Alla conferenza stampa sono intervenuti Mons. Luigi Renna (Vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano e Segretario della Conferenza Episcopale Pugliese, CEP), Mons. Giovanni Checchinato (Vescovo di San Severo, Delegato della Conferenza Episcopale Pugliese per la pastorale della carità), la prof.ssa Serena Quarta (Università di Salerno) e don Alessandro Mayer (Delegato Regionale Caritas Puglia) curatori del testo ed il giornalista RAI Enzo Quarto.

Mons. Renna ha messo in evidenza come il report rappresenti l’esplicitazione della competenza delle Caritas di Puglia che hanno saputo cogliere la gravità della situazione e condividere un tratto di strada con le nuove fasce di poveri emerse con la pandemia. La Caritas – ha detto il presule – ha maturato e messo in campo quella che può essere definita la competenza del samaritano del Vangelo: guarda la situazione, si commuove, agisce e si prende cura.

Il Vescovo Delegato per la pastorale della carità, Mons. Checchinato ha raccontato come il report “Chiese chiuse … Chiesa aperta” nasca dallo stupore di aver constatato la bellezza di una presenza, quella della Chiesa, che si è fatta carità in un momento particolare della storia di tutti. Il Vescovo di San Severo ha delineato le luci ed ombre emerse dall’analisi dei dati: per esempio, in poco più di due mesi quasi 50.000 famiglie (circa 120.000 persone) si sono rivolte alla Caritas tenendo presente che le Caritas locali hanno registrato la presenza di famiglie che fino a quel momento mai avrebbero pensato di rivolgersi a Caritas. Un ulteriore dato di riflessione riguarda l’approfondimento circa le radici di alcune povertà del nostro territorio come, solo per fare un esempio, la piaga del lavoro nero (che la pandemia ha messo ulteriormente in ginocchio) e la mancanza di giusta retribuzione. Accanto a questi dati sono da segnalare sia i 3291 volontari che a vario titolo hanno lavorato nel vivo dell’emergenza, sia la grande capacità di reazione manifestata dalla comunità ecclesiale attraverso una inedita fantasia della carità che ha favorito la creazione di nuove forme di vicinanza e di sostegno in un tempo in cui la distanza fisica traduceva una forma di cura nei confronti dell’altro.

La professoressa Serena Quarta ha presentato il metodo e le tempistiche della ricerca: una rilevazione capillare fatta dopo l’emergenza raccogliendo i dati provenienti dai questionari diffusi alle parrocchie e, in seconda battuta, dalle interviste semi-strutturate proposte ad un campione di operatori di diversa provenienza per coglierne sentimenti, difficoltà e punti di forza e così approfondire ulteriormente i dati statistici già rilevati.

Durante la pandemia sono stati attivi ben 678 centri Caritas con diversi servizi offerti agli utenti, in modo particolare potenziando soprattutto il servizio di ascolto per l’accoglienza delle diverse richieste: dall’aiuto materiale a quello morale e di condivisione della tensione, della stanchezza e della paura.

La sociologa ha richiamato alcune buone prassi attivate nel corso della pandemia: CondividiAMO, ovvero l’iniziativa di una parrocchia che attraverso i social network faceva sapere quali erano le necessità e poi – attraverso lo stesso canale – rendicontava quanto fatto; la “spesa sospesa” presso i diversi supermercati e, ancora, l’iniziativa “Risto-bene” che ha permesso di aiutare anche il comparto dei ristoratori attraverso la preparazione dei pasti a prezzo calmierato distribuiti poi presso le mense.

È emerso quello che è stato definito il “Paradosso della povertà”: coloro che erano abituati a vivere una situazione di instabilità hanno retto meglio all’urto della situazione critica rispetto a coloro i quali non immaginavano di dover fare i conti da un giorno all’altro con una situazione di fronte alla quale si sono sentiti impreparati (tra questi artigiani, piccoli imprenditori e liberi professionisti); basti pensare che gli aiuti statali hanno richiesto del tempo prima di essere attivati e percepiti.

Il giornalista Enzo Quarto ha condiviso l’importanza e la necessità di una comunicazione dal volto umano che sappia raccontare l’attualità – anche le fasi critiche – con attenzione e rispetto delle persone.

Don Alessandro Mayer, Delegato per le Caritas di Puglia, ha richiamato come la pandemia abbia portato all’attenzione di tutti la presenza di problemi con radici antiche, nelle ingiustizie del passato: “è importante passare dalla risposte alle emergenze – ha continuato don Mayer – alle politiche di inclusione, ad una politica occupazionale che sia autentica progettualità per il futuro della nostra terra”. Come da Statuto della Caritas – ha continuato il Delegato – è importante che la Chiesa pugliese continui a svolgere questa importante opera di lettura del territorio per non far mancare ai poveri la sua vicinanza e prossimità e per discernere al meglio le azioni da intraprendere a tale scopo.

I tre passanti sulla strada che da Gerusalemme va a Gerico – ha concluso don Oronzo Marraffa (Segretario della Commissione per le comunicazioni sociali della CEP) riferendosi alla parabola evangelica del buon samaritano – hanno avuto davanti ai loro occhi lo stesso uomo lasciato mezzo morto dai briganti:la differenza – e questo report della Caritas ne è la prova – l’hanno fatta lo sguardo ed il cuore.

 

 

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