Ricchiuti ai nuovi sacerdoti: «Non cercate followers, siate in ascolto del mondo»

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“SE UNO MI VUOL SERVIRE, MI SEGUA…”

 

Omelia

per l’Ordinazione Presbiterale dei Diaconi

Domenico ARIANO

Michele AZZOLINO

Francesco MORGESE

chiesa Maria Madre della Chiesa in Altamura

16 luglio 2021

 

 

Sorelle e fratelli carissimi,

 

  1. benvenuti in questa nuova chiesa della Parrocchia dedicata alla Beata Vergine Maria del Monte Carmelo – la cui Comunità ringrazio, nella persona del Parroco don Giuseppe Loviglio, per la gioiosa accoglienza – nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di quegli eremiti che, agli inizi del 1200, salirono su quel monte, dalle profonde radici bibliche anticotestamentarie (ricordiamo tutti la testimonianza del Profeta Elia), per un’esperienza di fraternità silenziosa e orante, sotto la protezione della Madre del Signore.

Giorno, questo 16 luglio 2021, scelto da me e da voi, carissimi diaconi Domenico, Michele e Francesco, per la vostra Ordinazione Presbiterale. Insieme con voi, è bello salutare e ringraziare, per la loro presenza, il fratello Vescovo Mario, il Presbiterio diocesano tutto e i Presbiteri provenienti da altre diocesi, i Diaconi permanenti e quelli prossimi all’Ordinazione Presbiterale; le Comunità dell’Almo Collegio Capranica in Roma e del Pontificio Seminario Regionale Pugliese in Molfetta, nelle persone di Mons. Riccardo Battocchio e di Mons. Gianni Caliandro; i vostri amati genitori, sorelle, fratelli e familiari tutti; le Comunità parrocchiali di origine, quelle del tirocinio pastorale negli anni della formazione e quelle che avete servito come Diaconi: a tutti va il mio e il vostro GRAZIE per quanto avete ricevuto lungo il cammino di formazione.

 

  1. Ed ora, saliamo anche noi, idealmente, sul Carmelo e, invocando l’intercessione di Maria – donna dalla quale, nella pienezza dei tempi, “è nato il Figlio mandato dal Padre” – fissiamo i nostri occhi su quel Gesù che continua ad entrare nelle “sinagoghe” e nelle “agorà” del nostro tempo, per parlare al cuore della sua Chiesa e del mondo; per ricordare, prima di tutto ai suoi discepoli di ieri e di oggi, che l’avventura del cristiano incomincia, ancor prima del suo concepimento nel grembo materno, nel pensiero e nel progetto di Dio.

L’esperienza del popolo di Israele narra di uomini e di donne “conosciuti, consacrati e stabiliti” profeti per i loro contemporanei, per una missione da subito apparsa loro difficile e pericolosa. Il racconto della vocazione di Geremia, nella prima lettura di questa liturgia, è narrazione davvero emozionante e provocatoria, perché il dialogo tra questo giovane e il Signore-Dio è un misto di stupore e di paura, di incertezza e di coraggio; e infine, un gesto che chiude ogni discussione: la Parola di Dio sulle labbra del Profeta, che impedisce ogni altra parola umana e che, prodigiosamente, trasforma quella bocca nella bocca stessa di Dio. Parola che riempie il cuore, illumina la ragione, rassicura e spazza via ogni paura e incertezza.

Qualcuno – nella Chiesa e fuori della Chiesa – denuncia oggi un “deficit di profezia” nei cristiani, nelle loro parole e nei loro comportamenti, come se la dimensione battesimale della profezia riguardasse soltanto alcuni e non tutto il Popolo di Dio. Certo, il tempo si è fatto particolarmente difficile e complesso per noi cristiani e per i credenti di altre fedi, ma soltanto un ascolto “spirituale” e comunitario della Parola farà di tutti noi battezzati un popolo in cammino, disposto e disponibile alla profezia.

 

  1. Carissimi Domenico, Michele e Francesco, sono e siamo certi che il brano della vocazione di Geremia vi abbia scosso, soprattutto in questo giorno che il “Signore ha fatto per ciascuno di voi”, e sia penetrato in voi, perché la vostra giovinezza non vi impaurisca, ma generi in voi un dinamismo interiore ed esteriore, che vi renda ogni giorno di più “uomini di Dio”, misteriosamente chiamati dal Signore a seguirLo; e – allo stesso tempo – vi renda “uomini della Parola”, preti sempre in ascolto e preti “eloquenti”, non per sfoggiare sapienza mondana, non per la ricerca di vostri “followers”, ma seguaci entusiasti e narratori attraenti delle meraviglie compiute dal Signore.

E, come risponderete tra qualche momento, lasciatevi guidare dallo Spirito Santo, voi che volete vivere il ministero di Presbiteri per tutta la vita: liberi “da” voi stessi, “per” legare indissolubilmente la vostra esistenza alla vita stessa di Gesù Cristo, consacrati – unti – come Lui per amore di questa nostra umanità. Il nostro augurio è che tutto il vostro ministero presbiterale profumi di profezia; non solo in questa liturgia di Ordinazione e non solo nel segno esplicativo dell’unzione delle vostre mani con il Santo Crisma, consacrato lo scorso 21 maggio nella Basilica Concattedrale di Gravina.

E, ancor prima che i nostri occhi – di noi tutti qui con voi, in presenza o a distanza – si rivolgano oranti al Signore per voi, è Gesù stesso, il Figlio amatissimo, che – come racconta l’Apostolo prediletto nel brano del Vangelo da voi scelto per essere proclamato in questa assemblea liturgica – alza gli occhi al cielo per confidare al Padre che la missione affidataGli era stata portata a termine: la consapevolezza di aver ricevuto quei discepoli come un dono meraviglioso, di aver fatto vedere loro la gloria, di averli custoditi, di averli consacrati nella verità e di mandarli nel mondo (kòsmos) per annunciare l’amorosa paternità di Dio.

 

  1. Sorelle e fratelli carissimi, con questa preghiera “sacerdotale” Gesù non intende dimenticare tutti coloro che, grazie al mandato evangelico dei suoi Apostoli, conosceranno il Suo nome. Al contrario, prega perché, pur camminando nel mondo, non si lascino attrarre da logiche “mondane”, pericolose seduzioni operate dal “maligno” per ostacolare l’annuncio della buona notizia. Le logiche mondane sono tentazioni alle quali, come nella preghiera insegnataci da Gesù, noi supplichiamo Dio-Padre di non essere abbandonati. Siamo cristiani “nel” e “per” il mondo, ma non gli apparteniamo!

Domenico, Michele e Francesco, tornano alla mente le parole di un canto vocazionale, che certamente ricordate: “lascia che il mondo vada per la sua strada”. Queste parole, alla luce del Vangelo di oggi, suonano davvero strane! Infatti, se è vero che il mondo da sempre segue strade a lui più congeniali, è altrettanto vero che, nella inaccettabilità delle logiche “mondane”, voi siete comunque chiamati dal Signore ad affiancarvi, ad essere compagni di viaggio certamente “scomodi”, ma capaci di raccontare e indicare strade nuove, quelle del Vangelo di cui oggi voi diventate servitori audaci e coraggiosi, consacrati nella verità ma rivestiti di carità, empatici e premurosi verso chi fa fatica a tenere il passo, limpidi e trasparenti nelle relazioni con tutti. Davanti a voi non si aprono strade larghe e asfaltate, ma sentieri particolarmente difficoltosi, come le nostre “carrere”, che nulla hanno a che vedere con le “carriere”, ancorché ecclesiastiche!

Rivestitevi pure, per quel ministero di presidenza dell’Eucarestia, di stole e di casule e ricevete con gratitudine nelle vostre mani il pane e il vino, ma non dimenticate – “per favore!”, direbbe Papa Francesco, cui va il nostro pensiero, la nostra preghiera e il nostro augurio per la sua salute – il gesto del Maestro e del Signore, che sceglie un asciugamano ed un catino per dire chi siamo noi: “primi”, ma “ultimi” nelle Comunità alle quali siamo inviati.

Nel prostrarvi, tra qualche istante, con la faccia a terra, nella consapevolezza della vostra fragilità, udite il respiro e l’affetto del Popolo di Dio, che vi ama, prega per voi ed implora da Dio Padre che possiate imitare ciò che celebrerete, conformando la vostra vita al mistero della croce di Cristo Signore, così come – attingendo alle parole del Rito di Ordinazione – avete voluto riportare sul biglietto di invito a questa celebrazione.

Infine, ascoltate il profondo silenzio, mentre – come vostro Vescovo, insieme a questa nuova famiglia presbiterale che oggi vi accoglie – vi impongo le mie mani sulla vostra testa, per ordinarvi ministri del Signore e della Chiesa.

Sorelle e fratelli carissimi, continuiamo con gioia il nostro rendimento di grazie al Signore, Pastore dei pastori, aprendo i nostri occhi con stupore davanti ad una chiamata che vede, oggi, questi nostri cari giovani incamminarsi alla sequela di Cristo casto, povero e obbediente.

Affidiamoci con fiducia all’intercessione di Maria, Madre del Signore e Madre della Chiesa, e dei nostri Santi Patroni.

Amen! Così sia!

 

+ Giovanni, Vescovo

 

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