Omelia
in occasione dell’inizio
del ministero episcopale
nella diocesi di
altamura-gravina-acquaviva delle font
Altamura, Santuario Maria SS. del Buoncammino
10 febbraio 2024
Ieri sera, mio fratello Mimmo mi ha chiesto se mi tremassero le gambe… Ho risposto: eh!
In effetti, con l’approssimarsi delle ore, ho avvertito maggiormente il peso della responsabilità…
Il testo di Geremia 1,4-10, che in verità racconta la sua vocazione di profeta, esprime bene lo stato d’animo di chi si trova improvvisamente ad essere esposto in un modo nuovo dinanzi al mondo. E non può, non deve sbagliare…!!!
Ma io so che, invece, è possibile, anzi è sicuro che sbaglierò qualcosa, che non sarò perfetto, che non sarò il vescovo che tutti desiderano, lo so già. E questa consapevolezza non mi inquieta, non mi imbarazza, non mi terrorizza; mi restituisce una grande pace interiore, e mi induce a consegnarmi alla bontà e comprensione del popolo e alla premura della Provvidenza.
Sì, oh Geremia, anch’io come te avverto che la chiamata può apparire stringente e destabilizzante: accompagnami, perché io agisca secondo il cuore di Dio e della Chiesa nel servire il gregge a me affidato.
Sono innamorato di Pietro, sono un peccatore come lui, sono stato travolto come lui dall’amore del Maestro, l’ho anch’io rinnegato e ho smesso di seguirlo come un tempo, poi ho incrociato nuovamente il suo sguardo pieno di amore, e ho ripreso a seguirlo e a servirlo…
Ma lui mi ha detto: “Ora servi il mio gregge, pasci il mio gregge!”.
Ed io voglio farlo, ho cercato di farlo come prete, ora come vescovo di questa bella e sana comunità diocesana.
E non posso, non devo dimenticare di servire il Signore e i suoi figli (i miei fratelli) nella gioia, come abbiamo cantato nel Salmo.
In un altro passo del Vangelo di Giovanni, Gesù dice a Pietro: “Conferma i miei fratelli!”.
Sì, tutti i miei fratelli, tutto il gregge, ma in modo speciale i presbiteri, i miei confratelli nel sacerdozio. Come farò? Con la parola e con la testimonianza. Come sempre, come il Vangelo insegna. Con l’amicizia, mi auguro con la paternità e con la vicinanza. Chiedo al Signore di illuminarmi, di sostenermi, di accompagnarmi.
Mentre mi avvio a concludere questa prima omelia del mio ministero in mezzo a voi, vorrei consegnare a me stesso e a ciascuno di voi, quale programma pastorale a lunga scadenza, tre primati da custodire e verso cui tendere.
Il primato della Parola sulle parole umane, quale atto di fede nei confronti dello Spirito di Dio che ci guida, ispirandoci pensieri, gesti, comportamenti.
Questo si traduce nel metterci ancora una volta tutti insieme alla scuola della Parola di Dio, singolarmente e comunitariamente. Negli anni ho sperimentato quanto sia efficace l’ascolto della Parola nella liturgia; per questo vi chiedo di curare molto la proclamazione della Parola nella liturgia, così come di promuovere momenti di riflessione alla luce della Parola.
Il primato della Chiesa sull’azione pastorale individuale, privilegiando e favorendo sinodalità e collegialità.
Sinodalità intesa come cammino insieme, come co-appartenenza, come solidarietà nelle gioie e nelle fatiche, come ascolto reciproco.
Collegialità, quale unico modo evangelico di guidare una comunità che non appartiene a chi la regge e la guida, nella sintonia e nel confronto con i collaboratori, con coloro che rivestono un ruolo specifico di cooperatori dell’azione pastorale del vescovo, ma anche con coloro che nella Chiesa condividono la stessa responsabilità pastorale: i miei confratelli Vescovi, specie i membri della medesima Conferenza Episcopale regionale, ed anche in un confronto sempre vivo con la CEI e con il Dicastero per i Vescovi.
Un cammino sinodale e solidale, un cammino collegiale, un cammino squisitamente ecclesiale.
Il primato della prossimità e della relazione, che si traduce nella disponibilità concreta ad incontrare le persone e in un’accurata programmazione di incontro delle comunità.
Ciò non sempre è facile, a volte è faticoso, ma è genuinamente evangelico, ed è sempre, sempre efficace per la crescita comune.
Vorrei concludere con un impegno facile da assumerci insieme, clero e popolo tutto di Dio: vivere la nostra fede ponendo al centro la liturgia, specie l’Eucaristia, celebrata in modo da farne un’esperienza di amore e di gioia, sia nel feriale che ancora di più nelle domeniche.
Ho sperimentato quanto sia immersiva nel mistero di Cristo una liturgia preparata e celebrata bene.
Da questa esperienza di grazia scaturisce ogni bene ed ogni impegno responsabile, teso a vivere il Vangelo nel concreto del mondo, nel confronto con le attese, i bisogni, le fatiche, i dolori di ogni uomo.
Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo.
Affidiamo insieme questo mio ministero in mezzo a voi a Maria, madre del buon Pastore e madre della Chiesa, che ha saputo invocare e attendere il dono dello Spirito con e per gli apostoli, per una nuova missionarietà, che faccia bene al popolo di Dio e al mondo intero.
A conclusione della Celebrazione Eucaristica, prima della Benedizione finale, Mons. Russo ha rivolto un saluto e un ringraziamento ai presenti:
Saluto tutti voi intervenuti a questa celebrazione altamente significativa per la comunità diocesana e per l’intero territorio che le corrisponde.
Un cordiale saluto a tutte le autorità civili e militari, un affettuoso saluto ai miei cari (a cominciare da mio padre e i miei fratelli e le loro famiglie) e ai miei amici; un saluto grato all’Istituto da cui provengo, dei Servi della Sofferenza, qui rappresentato dal Moderatore don Giuseppe Carrieri e da tanti sacerdoti, fratelli e sorelle, con un pensiero del cuore per il nostro padre fondatore don Pierino Galeone.
Permettetemi un particolare grato saluto a S.E. Mons. Giovanni Ricchiuti, che ha guidato questa diocesi per dieci anni; con lui saluto e ringrazio gli altri vescovi presenti.
Rivolgo, infine, un grande riconoscente abbraccio al Presbiterio di questa diocesi, che sarà certamente collaborativo e che da subito vorrei fosse oggetto privilegiato della mia attenzione pastorale.
Giuseppe Russo
Vescovo