Omelia in occasione della Memoria Quaresimale dell’Addolorata

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OMELIA

IN OCCASIONE DELLA MEMORIA QUARESIMALE

DELL’ADDOLORATA
Parrocchia San Sepolcro in Altamura

22 marzo 2024

Rm 8,31b-39
Sal 18
Gv 19,25-27


Altamura

22 marzo 2024

Stare, accogliere, separare. Sono tre verbi che desumiamo dalla parola di Dio ap-
pena proclamata, nella traduzione italiana ufficiale del testo biblico.

I primi due (stare, accogliere) dal breve brano evangelico proposto; il terzo (separa-
re) nel brano della prima lettura.

Sono verbi che possono essere compresi, oggi, alla luce della memoria quaresimale
dell’Addolorata.
Maria “stava” (insieme ad altre donne e al discepolo che Gesù amava) presso la
croce di suo Figlio. La Madonna era lì. Era lì perché era un tutt’uno con suo Figlio, da

sempre, dal suo concepimento verginale, e lo aveva seguito, ne era divenuta la disce-
pola perfetta. Come a dire, era lì e non poteva non esserci.

Il cristiano, il discepolo di Gesù non è uno che capita per caso dalle sue parti, che
vive inconsapevolmente il mistero e la missione del Cristo. Il cristiano, il credente lo

conosce, lo segue, lo sceglie, rimane con Lui, sempre, anche quando è richiesto corag-
gio. Lo fa grazie alla fede, lo fa per amore!

«Il discepolo l’accolse con sé». Il discepolo che Gesù amava accoglie con sé Maria
sua Madre. Accogliere è, di nuovo, un verbo che presuppone disponibilità concreta,
volontà (pre)determinata e convinta di far entrare l’altro nella propria vita, nel proprio

vissuto. Il credente (come il discepolo che Gesù amava accolse Maria) decide di acco-
gliere nella sua vita la fede, la parola di Dio, ma anche la Chiesa, sacramento di Cristo

e madre nostra.
Accogliere non è semplicemente ospitare occasionalmente o sporadicamente, bensì

accettare che l’altro faccia parte di me, vi sia una appartenenza reciproca, una condivi-
sione di vita. È un verbo forte, come forte dovrebbe essere la nostra esperienza di fede

e di fraternità, civile ed ecclesiale.

«Chi ci separerà dall’amore di Cristo?», esclama San Paolo nella prima lettura o-
dierna. Qui, separazione è esattamente il contrario dell’accoglienza. Se sono veramen-
te (e quindi indissolubilmente) unito a Cristo, niente e nessuno ci potrà separare. Come

a dire che Cristo, quando viene accolto in verità nella propria esistenza, ne diviene il
centro unificatore, garante della comunione, ispiratore della carità. In Lui la vita del
credente trova la sorgente continua della propria fecondità, l’esperienza massima di

piena realizzazione umana e spirituale. Per questo: Chi ci separerà dall’amore di Cri-
sto?

Questo è esattamente ciò che ha sperimentato, vissuto e testimoniato Maria, genera-
ta nella fede dall’amore di Dio e genitrice nell’amore della vita umana di Dio, suo fi-
glio Gesù Cristo. Fino alla fine, fin sotto la croce e al sepolcro. Unita a lui da un unico

decreto di predestinazione, “socia passionis”, madre sua e madre della Chiesa.
In effetti, è nostra madre, madre del bell’Amore, madre di carità. Chi, dunque, ci
separerà dall’amore di Maria? L’interrogativo paolino a contenuto cristologico può
ben a ragione essere declinato anche in chiave mariana. Non guasta, non fa una piega,
non è estraneo alla Tradizione della Chiesa.

Oh Maria, Vergine Madre, Vergine Addolorata,
aiutaci ad accogliere tuo Figlio,
insegnaci a ‘stare’ alla sua presenza,

anche (e soprattutto) quando la sua presenza è dolorosa,
ottienici di non mai separarci da tuo Figlio,
nostro Signore, nostro Maestro, nostro Redentore.

Amen.

 Giuseppe Russo
Vescovo

 

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