Omelia in occasione della Domenica delle Palme

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OMELIA

IN OCCASIONE DELLA DOMENICA DELLE PALME

PASSIONE DEL SIGNORE
Cattedrale di Altamura
24 marzo 2024

Is 50,4-7
Sal 21 (22)
Fil 2,6-11
Mc 14,1 – 15,47


Altamura

24 marzo 2024

Questa domenica segna l’inizio della Grande Settimana, la Settimana Santa.
La liturgia si compone di due momenti rituali tra loro correlati nel contesto

dell’eucaristia: la processione delle palme (prima della messa) e il racconto della pas-
sione nella liturgia della parola.

L’ingresso messianico di Gesù in Gerusalemme ci riconduce all’identità regale di
Gesù. Egli è re (come egli stesso dirà nel dialogo con Pilato, e come sarà confermato

beffardamente, ma provvidenzialmente, dall’iscrizione che i soldati romani posero sul-
la croce), anche se la sua regalità non è di questo mondo, ma è re!

Mi piace pensare che tale titolo non ha il significato di colui che domina, che go-
verna e a cui tutti devono reverenza ed obbedienza, quanto piuttosto di colui nel quale

tutti si riconoscono e si possono sempre riconoscere e relazionarsi. La regalità di Cri-
sto come garanzia di comunione, di fraternità.

È una regalità spirituale, una regalità che può essere declinata come fraternità e an-
che come paternità.

Secondo questa ottica singolare, il fatto che Gesù sia re ci conferisce e ci assicura
nuova e definitiva dignità, perché ci chiama a partecipare alla sua stessa regalità e al
suo destino finale, di risurrezione e di gloria.
Ma c’è anche un altro messaggio fondamentale che ci viene consegnato con questa
liturgia della Domenica della Palme.
Gesù diviene re nell’atto estremo del dono della vita.

In effetti, il Maestro ci aveva anticipato che chi vuol regnare deve imparare a servi-
re. Egli ha servito gli uomini del suo tempo e di ogni tempo non solo con la sua vita,

ma anche e soprattutto con la sua morte. Una morte atroce e ingiusta, ma una morte fe-
conda di vita.

Anche noi, suoi discepoli amati, se vogliamo veramente regnare con lui, cioè se de-
sideriamo condividere con lui la sua speciale propensione a fare comunione, a edifica-
re il Regno, dobbiamo imparare a servire, dobbiamo essere disposti a donare la nostra

vita.
Come? Rinnovando profondamente le nostre relazioni. Che non siano mai (mai più)

solo di facciata o ispirate a convenienza personale o falsate da doppi fini o durevoli so-
lo per quanto dura l’affetto o la simpatia, ma siano relazioni autentiche, tendenti a ri-
spettare e valorizzare l’altro, relazioni mai divisive nell’ambiente in cui nascono e si

svolgono.
Ancora, come? Non tirandosi mai indietro rispetto alla possibilità di contribuire, in
ogni ambito e secondo le circostanze e le competenze proprie, a costruire o modellare
contesti di vita, di rispetto della dignità di ognuno, di libertà e di pace.
Ed infine, come? Testimoniando il vangelo con gioia, sempre, ovunque!
Perché il vangelo è il cemento per edificare il Regno, è la carità che edifica. E la
gioia, la gioia pura del vangelo è presenza di Gesù, è segno quasi sacramentale della
sua carità e della grazia.

Pertanto, viviamo questa grande settimana sin da questa domenica con sincera grati-
tudine, con profonda empatia, con spirito contemplativo, con viva operosità.

Oh Gesù, siamo con te,
vogliamo essere e restare con te,
camminare sulle tue orme,

attuare le tue parole, compiere le tue stesse opere.
Rendi fecondo il nostro proposito,
e donaci di poter divenire tutti tuoi generosi cirenei.

Amen.

 

 

 Giuseppe Russo
Vescovo

 

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