GIUSEPPE RUSSO
VESCOVO DI
ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI
OMELIA
MESSA IN “COENA DOMINI”
Casa Circondariale in Altamura
28 marzo 2024
Es 12, 1-8.11-24;
Slm 115;
1 Cor 11, 23-26;
Gv 13, 1-15.
LIBERAZIONE, LIBERTÀ
La prima lettura ci parla della liberazione del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto, che di fatto comincia con la morte dei primogeniti nella terra di Egitto: Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno (Es 12,2).
La seconda lettura contiene nella versione paolina il ricordo dell’ultima cena, l’annunzio della morte del Signore: Ogni volta infatti che mangiate
questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finche egli venga (1Cor 11,26).
Il vangelo pone al centro della nostra considerazione la lavanda dei piedi degli apostoli da parte del Maestro: Prese dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli (Gv 13,5).
La vera e la più importante e decisiva libertà è quella del cuore. Ogni giorno che passa sono più persuaso di questa verità. Ho incontrato molte persone apparentemente libere di fare ciò che volevano, ciò che desideravano, ma in effetti prive di libertà interiore, schiavi di qualcosa che condizionava, a volte in misura rilevante, la loro vita, i loro
comportamenti, addirittura i loro pensieri e sentimenti, le loro relazioni.
Confesso che anch’io, talvolta, ho sperimentato limitazione della mia libertà interiore. Al contrario, quante persone, pur essendo limitate fisicamente, per ragioni diverse, sperimentano e trasmettono la loro profonda libertà interiore, che si manifesta nel sorriso, nella serenità nonostante tutto, nelle relazioni ispirate alla concordia, nel dedicarsi ad attività possibili e compatibili con la loro concreta situazione: leggere un libro, studiare, dedicarsi ad attività di altro genere, ascoltare della buona musica. Cioè, valorizzare la propria vita, la propria persona. Magari anche riscattando la propria storia passata, fatta forse di delusioni, frustrazioni, incomprensioni, insuccessi, errori, e forse peccati.
Gesù ci insegna che morire per amore è in realtà vivere e far vivere, fa divenire capaci di far vivere l’ambiente e le persone intorno a noi. Ci mostra e ci insegna che servire è una gran cosa perché ci conserva nella verità della nostra umiltà e povertà, e ci fa godere nel metterci a disposizione degli altri. Non esiste, infatti, una gioia maggiore, un modo
più efficace di realizzare noi stessi di servire, aiutare, far del bene agli altri.
Ognuno come può, chi con le opere concrete, chi con pensieri di pace e di solidarietà, chi con la preghiera, ‘scomodando’ la misericordia e la premura della Provvidenza, del nostro Dio che è amore.
Carissimi, in questo momento, vi abbraccio tutti, raggiungendovi nel vostro dolore, forse nella vostra rabbia, e spero nella vostra voglia di riscatto. Vorrei farvi sentire, per tanto possibile, l’abbraccio della Chiesa, l’abbraccio di Gesù, eterno sacerdote, nostro maestro, nostro Redentore, nostro fratello, nostro amico.
Apritevi a lui, nella verità di voi stessi, parlate con lui, con semplicità. Egli vi ascolta, e certamente è disponibile a riscaldare il vostro cuore, a
renderlo più buono, più vero, più libero. Vi auguro ogni bene, vi auguro di vivere anche voi con fede e con frutto questo triduo pasquale che oggi si apre e che culminerà nella grande veglia
pasquale.
Vi voglio bene, vi abbraccio e vi chiedo di pregare per me e per il mio ministero di vescovo.
Giuseppe Russo
Vescovo