Giuseppe Russo
Vescovo di
Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti
–
Omelia
Annunciazione del Signore
Solennità
Santuario di “Santa Maria delle Grazie” in San Giovanni Rotondo
8 aprile 2024
Is 7,10-14; 8,10c;
Slm 39;
Eb 10,4-10
Lc 1,26-38.
Siamo qui, noi Servi della Sofferenza, a tre mesi appena dalla mia ordinazione episcopale, per espresso desiderio del nostro Padre Fondatore, mons. Pierino Galeone, per esprimere ancora gratitudine al Signore e alla Chiesa per questo dono; qui, ove il nostro caro Padre Pio ha vissuto il suo sacerdozio, e dalla cui preghiera, sofferenza donata e testimonianza incessante sono fiorite numerose vocazioni, anche la nostra.
Ringrazio per questa opportunità i cari padri cappuccini, che mi hanno concesso di presiedere questa eucaristia.
Ci siamo innamorati di Cristo, abbiamo imparato ad amare Maria, abbiamo appreso dal sacerdote stigmatizzato come amare la Chiesa e come porsi a servizio del popolo di Dio. Sempre, in ogni circostanza e in ogni contesto, senza alcuna interruzione, senza cedimenti, se non quelli della nostra umana fragilità.
Un servizio, un ministero tutto dedito agli altri, ai fratelli e alle sorelle, in totale dedizione e generosa donazione. Lo abbiamo visto, compreso e appreso qui, su questo monte del Gargano, ponendoci alla scuola del frate di Pietrelcina, divenuto padre di una moltitudine di figli e figlie nello spirito.
Oggi la Chiesa celebra il mistero dell’Annunciazione del Signore, trascorsi oramai i giorni della settimana santa e dell’ottava di Pasqua. Nella prima lettura (Is 7,10-14; 8,10) il profeta Isaia annuncia un segno, anzi il segno per eccellenza: la Vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, Dio è con noi.
Anche San Pio è stato segno per gli anni in cui ha vissuto qui a San Giovanni Rotondo, e continua ad esserlo. Segno della misericordia del Signore, segno della fedeltà a Cristo e alla Chiesa, segno di un amore mariano come pochi.
Nella seconda lettura (Eb 10, 4-10) l’autore della lettera agli Ebrei mette in bocca a Cristo che entra nel mondo queste parole: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato.
Il Padre ha messo a disposizione di Gesù il suo corpo, tutta la sua persona, perché egli se ne servisse per il suo disegno di amore. Così è divenuto crocifisso per amore, innamorato del ‘biondo nazareno’, desideroso di donarlo a noi, a tanti, tantissimi fratelli e sorelle.
Nel vangelo (Lc 1, 26-38) viene espresso il significato della festa liturgica odierna. Il dialogo serrato tra l’angelo Gabriele e Maria rappresenta una delle pagine più toccanti dell’intero Vangelo. Dio si annuncia a questa donna, a questa giovinetta; le annuncia che sarà lei la madre del Messia, del Figlio dell’Altissimo; la rassicura che ciò sarà opera dello Spirito Santo.
Maria, umile e abbandonata alla volontà espressa, pronuncia il suo ‘Eccomi’.
Padre Pio, figlio speciale di Maria, a lei legato da un particolarissimo affetto e devozione, anche lui ha voluto conformarsi pienamente al suo sì, alla sua docile disponibilità. Non si è tirato indietro, mai, dinanzi alle richieste dei fratelli di esilio (ed erano tante, ed erano e sono veramente tante, tantissime!), e dinanzi alle disposizioni della volontà di Dio.
Cari fratelli e sorelle, mentre saluto con affetto filiale e riverenza il nostro Padre, che sta seguendo la celebrazione grazie alla diretta di Tele Padre Pio (e anzi salutiamo tutti coloro che sono collegati, specie gli ammalati e gli anziani), vi chiedo di unirvi a me per esprimere la mia viva gratitudine al Signore e alla Chiesa, ma anche a Maria e al nostro carissimo Padre Pio, per il dono dell’episcopato, nella persuasione che esso è e deve essere mai autoreferenziale, bensì totalmente proteso al servizio del popolo di Dio nella sua totalità e nelle sue numerose articolazioni.
Vi chiedo, anzi, di accompagnarmi sempre con la vostra preghiera, di non farmi mai mancare la vostra amicizia e la vostra fraternità.
Grazie, di cuore, a tutti!