“Quand’ero ragazzo ero incuriosito da espressioni che sentivo per la prima volta: scienza delle comunicazioni, stile della comunicazione, comunicazione non verbale. Fino a quel momento avevo considerato la comunicazione come uno strumento naturale, più o meno facile, più o meno colto o raffinato, in possesso di tutti.
Ben presto, la scena delle relazioni, del lavoro privato, delle istituzioni, della scuola, delle professioni, dell’imprenditoria, dello sport e dello spettacolo, oltre naturalmente l’ambito dei media, sono stati progressivamente occupati e condizionati dalla realtà delle comunicazioni. Senza se e senza ma! Internet, i social, WhatsApp ed ogni canale virtuale sono abitati da milioni e milioni di persone, giovani e ragazzi, ma anche adulti e perfino anziani, ormai.
Insomma, le comunicazioni sono, volere o volare, dentro la nostra vita, la quale non può più prescindere da esse. Si susseguono studi, pubblicazioni, conferenze, laboratori, corsi tutti tesi ad
affrontare il tema della dipendenza da internet o dalla tecnologia, di come affrontare il problema di una dipendenza oramai in atto, di come uscirne.
In effetti, credo che il modo migliore per evitare la dipendenza o l’uso distorto della tecnologia e dei social sia quello di formare, mostrare e coinvolgere nell’esperienza di un uso sano e corretto. Cioè, si scongiura il rischio del negativo, incentivando l’esperienza del positivo. Toccare con mano quanto sia stimolante, coinvolgente, utile, fecondo l’uso corretto e sapiente di internet e di ogni canale social credo allontani e immunizzi naturalmente dal rischio di contrarre dipendenze.
Questo vale anche per l’intelligenza artificiale, che oramai è entrata nelle nostre case, nello studio, nel lavoro, perfino nel gioco e nel tempo libero. Credo che sarà una risorsa per la crescita qualitativa, ma occorre accostarsi al tema con responsabilità, evitando derive ideologiche, senza fanatismi, e deponendo atteggiamenti da oscurantisti.
Il Papa nel suo messaggio per la Giornata delle Comunicazioni ha giustamente incoraggiato a percorrere strade nuove, linguaggi più efficaci, stili comunicativi più contestuali alla realtà in cui viviamo e operiamo. Il nuovo non risiede tanto in chissà quali nuovi strumenti comunicativi, quanto in un modo nuovo di abitare canali e strumenti digitali; un nuovo modo di interpretarli e volgerli a servizio della persona, delle relazioni, della comunione, oltre che della scienza, della politica, dell’economia. Anche la pastorale deve ‘ritrovarsi’ e riscoprirsi relazione,
comunicazione essa stessa, dialogo, comunione.
Se sapremo fare (nuovamente e bene) questo, certamente accadrà che tecnologia, social e intelligenza artificiale non correranno più il rischio di divenire strumenti contro e non a favore dell’uomo e della pastorale. La nostra diocesi, il prossimo anno ci proverà. Certamente continuando a progettare e a operare nell’alveo sinodale”.
+ Giuseppe Russo
Vescovo