Lo sconforto e un’amara rassegnazione di molti vengono a manifestarsi con espressioni simili: Non cambia nulla;
mondo è, mondo è stato e mondo sarà; le parole di speranza sono deluse dai fatti; si salvi chi può; e simili. Il credente, conoscendo le vicende del popolo di Dio raccontate dalla Bibbia, ha viva la speranza che il Signore da un momento all’altro interviene quando nessuno se l’aspetta. La Parola di Dio non è come quella degli uomini che frana. Basterebbe pensare ultimamente al crollo del marxismo, a dittatori che pensavano sottomettere popoli e nazioni o a ricchi sfondati che non hanno potuto comprare la morte. La festa che celebriamo è un invito alla fiducia e alla conversione di passare dalla tribolazione per una realtà statica alla novità di un Dio che fa “cose nuove” all’improvviso
1. “Consolate, consolate il mio popolo”. Dio annuncia il suo amore già all’opera per cambiare la situazione del popolo sfiduciato e prostrato dalla sofferenza dell’esilio. L’immagine di tenerezza del pastore che “porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”, ha un effetto straordinario su quanti vogliono amare ed essere amati. E la Chiesa con il Giubileo si china con compassione verso il peccatore, perché con le parole del Papa dice: “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi” (MV.4).
2. La salvezza in atto. Tra i semplici fedeli continua a ritenere che la grazia della salvezza bisogna meritarla. In parte è vero, ma si conosce pure l’episodio del “buon ladrone”. Senza aver meritato affatto e condannato a morte per i suoi crimini, di cui si pente riconoscendosi meritevole, per la semplice invocazione “ricordati di me nel tuo regno”, ottiene il paradiso (cfr. Lc.23,39ss). S. Paolo ci svela che noi veniamo salvati non per i nostri meriti, ma per la bontà, la misericordia, la grazia di Dio mediante la rigenerazione battesimale. La dottrina è confermata dal magistero: “Il regno di Dio è un dono, e proprio per questo è grande e bello e costituisce la risposta alla speranza. E non possiamo – per usare la terminologia classica – «meritare» il cielo con le nostre opere. Esso è sempre più di quello che meritiamo, così come l’essere amati non è mai una cosa «meritata», ma sempre un dono. Tuttavia … il nostro agire non è indifferente davanti a Dio e quindi non è neppure indifferente per lo svolgimento della storia. Possiamo aprire noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene” (Spe salvi,35). E Papa Francesco ultimamente ha detto: “State attenti che non ci sia qualcuno un po’ svelto o troppo furbo che vi dica che si deve pagare: no! La salvezza non si paga. La salvezza non si compra. La Porta è Gesù, e Gesù è gratis!”(16.12.2015).
3. Per un nuovo inizio. Il racconto del battesimo del Signore fa conoscere il ruolo affidato dal Padre a Gesù. È l’inizio di una nuova tappa della sua vita. Come “tutto il popolo” Gesù si fa solidale nel movimento di conversione. Egli, però, “stava in preghiera”. Un particolare proprio del vangelo di Luca: nei momenti più decisivi della vita Gesù prega, cioè si pone in rapporto con suo Padre. Bell’esempio per i suoi discepoli. La preghiera ottiene il dono dello Spirito: “Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc.11,13). Così Gesù riapre il cielo, elemento chiave che si trova con gli angeli a Betlemme e al momento dell’Ascensione. L’evento è segno di una svolta decisiva della storia. D’ora in poi tra cielo e terra si instaura un legame che neppure la morte interrompe. La discesa dello Spirito prende possesso di Gesù, il quale a sua volta lo donerà a noi. La sua potenza amorevole è guida all’uomo nel cammino di santità. Il simbolo della colomba, come per la fine del diluvio, diventa messaggera di una nuova era. Infine la voce segnala la vera natura di Gesù quale Figlio di Dio, in cui Dio trova ogni compiacenza dopo il peccato dell’umanità.
Confrontarci con il racconto del battesimo di Gesù deve sollecitare a vivere con serietà il nostro.
1. perseverare nella preghiera, specialmente nei momenti importanti della vita;
2. essere solidali con chi sbaglia, sull’esempio di Gesù fatto “peccato in nostro favore” (2Cor.5,21);
3. ringraziare per il dono del battesimo, tenendo fede ai suoi impegni.
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EPIFANIA DEL SIGNORE
2 Gennaio 2016Seconda domenica del tempo ordinario (anno C)
15 Gennaio 2016BATTESIMO DEL SIGNORE – 10 gennaio 2016
Mons. Venturino Lorusso, oblato benedettino
BATTESIMO DEL SIGNORE
Lo sconforto e un’amara rassegnazione di molti vengono a manifestarsi con espressioni simili: Non cambia nulla;
mondo è, mondo è stato e mondo sarà; le parole di speranza sono deluse dai fatti; si salvi chi può; e simili. Il credente, conoscendo le vicende del popolo di Dio raccontate dalla Bibbia, ha viva la speranza che il Signore da un momento all’altro interviene quando nessuno se l’aspetta. La Parola di Dio non è come quella degli uomini che frana. Basterebbe pensare ultimamente al crollo del marxismo, a dittatori che pensavano sottomettere popoli e nazioni o a ricchi sfondati che non hanno potuto comprare la morte. La festa che celebriamo è un invito alla fiducia e alla conversione di passare dalla tribolazione per una realtà statica alla novità di un Dio che fa “cose nuove” all’improvviso
1. “Consolate, consolate il mio popolo”. Dio annuncia il suo amore già all’opera per cambiare la situazione del popolo sfiduciato e prostrato dalla sofferenza dell’esilio. L’immagine di tenerezza del pastore che “porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”, ha un effetto straordinario su quanti vogliono amare ed essere amati. E la Chiesa con il Giubileo si china con compassione verso il peccatore, perché con le parole del Papa dice: “Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi” (MV.4).
2. La salvezza in atto. Tra i semplici fedeli continua a ritenere che la grazia della salvezza bisogna meritarla. In parte è vero, ma si conosce pure l’episodio del “buon ladrone”. Senza aver meritato affatto e condannato a morte per i suoi crimini, di cui si pente riconoscendosi meritevole, per la semplice invocazione “ricordati di me nel tuo regno”, ottiene il paradiso (cfr. Lc.23,39ss). S. Paolo ci svela che noi veniamo salvati non per i nostri meriti, ma per la bontà, la misericordia, la grazia di Dio mediante la rigenerazione battesimale. La dottrina è confermata dal magistero: “Il regno di Dio è un dono, e proprio per questo è grande e bello e costituisce la risposta alla speranza. E non possiamo – per usare la terminologia classica – «meritare» il cielo con le nostre opere. Esso è sempre più di quello che meritiamo, così come l’essere amati non è mai una cosa «meritata», ma sempre un dono. Tuttavia … il nostro agire non è indifferente davanti a Dio e quindi non è neppure indifferente per lo svolgimento della storia. Possiamo aprire noi stessi e il mondo all’ingresso di Dio: della verità, dell’amore, del bene” (Spe salvi,35). E Papa Francesco ultimamente ha detto: “State attenti che non ci sia qualcuno un po’ svelto o troppo furbo che vi dica che si deve pagare: no! La salvezza non si paga. La salvezza non si compra. La Porta è Gesù, e Gesù è gratis!”(16.12.2015).
3. Per un nuovo inizio. Il racconto del battesimo del Signore fa conoscere il ruolo affidato dal Padre a Gesù. È l’inizio di una nuova tappa della sua vita. Come “tutto il popolo” Gesù si fa solidale nel movimento di conversione. Egli, però, “stava in preghiera”. Un particolare proprio del vangelo di Luca: nei momenti più decisivi della vita Gesù prega, cioè si pone in rapporto con suo Padre. Bell’esempio per i suoi discepoli. La preghiera ottiene il dono dello Spirito: “Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono” (Lc.11,13). Così Gesù riapre il cielo, elemento chiave che si trova con gli angeli a Betlemme e al momento dell’Ascensione. L’evento è segno di una svolta decisiva della storia. D’ora in poi tra cielo e terra si instaura un legame che neppure la morte interrompe. La discesa dello Spirito prende possesso di Gesù, il quale a sua volta lo donerà a noi. La sua potenza amorevole è guida all’uomo nel cammino di santità. Il simbolo della colomba, come per la fine del diluvio, diventa messaggera di una nuova era. Infine la voce segnala la vera natura di Gesù quale Figlio di Dio, in cui Dio trova ogni compiacenza dopo il peccato dell’umanità.
Confrontarci con il racconto del battesimo di Gesù deve sollecitare a vivere con serietà il nostro.
1. perseverare nella preghiera, specialmente nei momenti importanti della vita;
2. essere solidali con chi sbaglia, sull’esempio di Gesù fatto “peccato in nostro favore” (2Cor.5,21);
3. ringraziare per il dono del battesimo, tenendo fede ai suoi impegni.
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