«Coraggio, non temete!» (Is 35, 4) L’umiltà di essere messaggeri.

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«Coraggio, non temete!» (Is 35, 4) L’umiltà di essere messaggeri.

«Coraggio, non temete!» (Is 35, 4)
L’umiltà di essere messaggeri.

 

Dopo le prime due domeniche di avvento, che ci invitavano alla vigilanza e alla conversione, la terza, detta anche domenica della gioia (“gaudète”), attraverso tutti i testi della liturgia della Parola, ci pone di fronte a un nuovo passo da compiere in attesa della venuta del nostro Redentore Gesù Cristo. Un passo di speranza: di gioia. Mentre Isaia, nella prima lettura, ci invita a meravigliarci dei prodigi compiuti dal Signore, e mentre Giacomo nella sua lettera ci incoraggia a utilizzare la virtù della “costanza” in attesa del Signore che viene, Giovanni il Battista, resta il messaggero che prepara la via al Signore.
Egli, infatti, è stato rinchiuso in carcere a causa della sua coraggiosa predicazione che metteva tutti di fronte alla verità; ricordiamo come tutti «accorrevano da lui e si facevano battezzare nel fiume Giordano, confessando i loro peccati» (Mt 3,5-6). Ma sappiamo bene che Giovanni non annunciava nulla per se, perché sapeva di essere stato posto come “messaggero che va dinanzi al Signore a preparargli le strade”. Ma molte volte, come accade per ciascuno di noi, questa fiducia viene meno e così iniziamo a farci le prime domande che vogliono trarre sicurezza dalle cose fatte o per la quale si fa molto, consumando la propria vita. La domanda che Giovanni pone a Gesù attraverso i suoi discepoli, però, fa trasparire l’atteggiamento virtuoso di Giovanni.

Chiunque di noi, non vedendo coincidere ciò che dice con ciò che fa, si sente smarrito ed è subito portato a risolvere ogni cosa da solo e a modo suo. Giovanni invece no: resta un messaggero umile!

Ha l’umiltà di chiedere a Gesù stesso! «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». L’umiltà, in questa terza domenica di avvento, è la chiave per proseguire il nostro cammino di attesa del Signore che viene. L’atteggiamento di Giovanni ci può aiutare a guardare a tutte quelle volte in cui noi stessi eravamo i mittenti e gli artefici delle nostre azioni e dei nostri pensieri, dimenticandoci l’azione della sua Parola e del suo Spirito: guide sicure sul nostro cammino. Tutti, nel nostro cuore, di fronte alle tante orribili immagini e vicende che ci vengono trasmesse in ogni dove, abbiamo la tentazione di farci prendere dallo scoraggiamento e anche dalla sfiducia nel Signore.
Per questo, ancora oggi, come una sfida rivolta a ciascuno di noi, a prendere concreta consapevolezza delle Sue azioni, Gesù risponde: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Il Signore, carissimi, non sta con le mani in mano. Il Signore non attende che siano i nostri ragionamenti a portarci a Lui poiché il suo cuore è avanti, sempre in movimento verso di noi nel compiere ogni opera di salvezza. Torniamo a fidarci di Lui. Sì, anche quando ci è palesemente difficile. Ascoltiamo l’invito a guardare alle opere buone del Signore: «Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Egli viene a salvarvi!”». Buon cammino verso il Signore che viene!

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