Le parole di Isaia, “l’abbondanza del mare si riverserà su di te”, può riportare ai nostri occhi le poco rassicuranti immagini dei barconi dI emigranti che fuggono alla fame, alla miseria, alla guerra, alla persecuzione politica, etnica, religiosa. Ricordare la realtà attuale può turbare la gioia della festa con il ricordo della tragicità della esistenza.
Tuttavia, serve anche a capire il senso della salvezza voluta da Dio per ogni uomo, anche pagano come lo erano i magi. Nella realtà si è sempre di fronte ad una scelta. “Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Dt.30,15), diceva Mosè al popolo eletto. E Gesù, nel rispetto della libertà, invita: “Se vuoi … vieni! Seguimi! ” (Mt19,20).
Oggi, ancora una volta, la Parola di Dio presenta una scelta di schieramento:con la gioia o con la paura.
2, La paura. Alla richiesta dei magi, “dov’è colui che è nato, il re dei giudei”, Erode si turba, non solo, ma anche tutto il popolo. Il motivo sta nel temere che questa nascita porta cambiamenti di assetto nella vita sociale per l’ira di un re crudele. Convocati i sommi sacerdoti e i dottori della legge, gli specialisti ed interpreti autorizzati delle Scritture trovano risposta per i magi, senza muoversi per andare a conoscere il neonato. La conoscenza della Parola di Dio non significa accoglienza di fede del suo piano d’amore.
Ma perché il vangelo racconta la reazione di Erode e di tutta la città? Forse l’autore intende anticipare l’avversione ed il rifiuto che Gesù dovrà subire presso i rappresentanti ufficiali dei giudaismo. Gesù stesso dirà “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi” (Mt.16,21).
Coloro che “persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù” (Mt.27,20). Il perché chiedono la morte di Gesù sta nella paura di perdere potere: “Se lo lasciamo continuare, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione” (Gv.11,48). Quella stessa paura che serpeggia oggi per la folla
di migranti. Nell’anno del Giubileo della misericordia, Papa Francesco chiede che si rifletta “sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della
misericordia divina” (MV.15).
1. La gioia. I magi “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. Finalmente possono vedere “il bambino con Maria sua madre”. Il prostrarsi indica sottomissione, e l’adorare è segno di fede. Compiono gesti senza essere del popolo eletto come lo erano i pastori, ma sono pagani. Essi aderiscono al piano di salvezza universale voluto da Dio Padre per tutti gli uomini. L’epifania diventa giornata missionaria.
La stella rappresenta i segni dei tempi, le occasioni della storia, in parole povere i casi della vita, di cui Dio si serve per chiamare alla fede chi sa interpretarli. Certo, la fede è dono di Dio, ma l’uomo deve cercare i segni offerti da lui, guardare oltre i fatti che possono accadergli, uscire da se stessi. I magi, vista la stella, potevano stare fermi tra le proprie comodità, invece affrontano rischi e ogni sorta di problemi inerenti al viaggio in terre straniere. Senza avere il coraggio di rischiare per il vangelo, non si raggiunge la pienezza della gioia. La promessa annunciata da Isaia: “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” è sperimentato dai magi nell’incontro che hanno con un bimbo, il Salvatore del mondo. Papa Francesco scrive: “La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria … Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre (EG.21).
Cerchiamo di rendere vero che “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal.119,105).
Come?
1. saper discernere i segni dei tempi per indirizzare il cammino alla sequela di Gesù;
2. far tesoro della Sacra Scrittura per incontrare Gesù, Parola del Dio vivente;
3. sprigionare gioia, accogliendo l’invito del Papa: “La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato una Persona” (23.04.2013). Un vero credente non può essere triste.
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Seconda domenica del tempo di Natale
30 Dicembre 2015BATTESIMO DEL SIGNORE – 10 gennaio 2016
2 Gennaio 2016EPIFANIA DEL SIGNORE
Mons. Venturino Lorusso, oblato benedettino
EPIFANIA DEL SIGNORE
Le parole di Isaia, “l’abbondanza del mare si riverserà su di te”, può riportare ai nostri occhi le poco rassicuranti immagini dei barconi dI emigranti che fuggono alla fame, alla miseria, alla guerra, alla persecuzione politica, etnica, religiosa. Ricordare la realtà attuale può turbare la gioia della festa con il ricordo della tragicità della esistenza.
Tuttavia, serve anche a capire il senso della salvezza voluta da Dio per ogni uomo, anche pagano come lo erano i magi. Nella realtà si è sempre di fronte ad una scelta. “Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Dt.30,15), diceva Mosè al popolo eletto. E Gesù, nel rispetto della libertà, invita: “Se vuoi … vieni! Seguimi! ” (Mt19,20).
Oggi, ancora una volta, la Parola di Dio presenta una scelta di schieramento:con la gioia o con la paura.
2, La paura. Alla richiesta dei magi, “dov’è colui che è nato, il re dei giudei”, Erode si turba, non solo, ma anche tutto il popolo. Il motivo sta nel temere che questa nascita porta cambiamenti di assetto nella vita sociale per l’ira di un re crudele. Convocati i sommi sacerdoti e i dottori della legge, gli specialisti ed interpreti autorizzati delle Scritture trovano risposta per i magi, senza muoversi per andare a conoscere il neonato. La conoscenza della Parola di Dio non significa accoglienza di fede del suo piano d’amore.
Ma perché il vangelo racconta la reazione di Erode e di tutta la città? Forse l’autore intende anticipare l’avversione ed il rifiuto che Gesù dovrà subire presso i rappresentanti ufficiali dei giudaismo. Gesù stesso dirà “che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi” (Mt.16,21).
Coloro che “persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù” (Mt.27,20). Il perché chiedono la morte di Gesù sta nella paura di perdere potere: “Se lo lasciamo continuare, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione” (Gv.11,48). Quella stessa paura che serpeggia oggi per la folla
di migranti. Nell’anno del Giubileo della misericordia, Papa Francesco chiede che si rifletta “sulle opere di misericordia corporale e spirituale. Sarà un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre di più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della
misericordia divina” (MV.15).
1. La gioia. I magi “al vedere la stella, provarono una gioia grandissima”. Finalmente possono vedere “il bambino con Maria sua madre”. Il prostrarsi indica sottomissione, e l’adorare è segno di fede. Compiono gesti senza essere del popolo eletto come lo erano i pastori, ma sono pagani. Essi aderiscono al piano di salvezza universale voluto da Dio Padre per tutti gli uomini. L’epifania diventa giornata missionaria.
La stella rappresenta i segni dei tempi, le occasioni della storia, in parole povere i casi della vita, di cui Dio si serve per chiamare alla fede chi sa interpretarli. Certo, la fede è dono di Dio, ma l’uomo deve cercare i segni offerti da lui, guardare oltre i fatti che possono accadergli, uscire da se stessi. I magi, vista la stella, potevano stare fermi tra le proprie comodità, invece affrontano rischi e ogni sorta di problemi inerenti al viaggio in terre straniere. Senza avere il coraggio di rischiare per il vangelo, non si raggiunge la pienezza della gioia. La promessa annunciata da Isaia: “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere” è sperimentato dai magi nell’incontro che hanno con un bimbo, il Salvatore del mondo. Papa Francesco scrive: “La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria … Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto. Ma ha sempre la dinamica dell’esodo e del dono, dell’uscire da sé, del camminare e del seminare sempre di nuovo, sempre oltre (EG.21).
Cerchiamo di rendere vero che “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal.119,105).
Come?
1. saper discernere i segni dei tempi per indirizzare il cammino alla sequela di Gesù;
2. far tesoro della Sacra Scrittura per incontrare Gesù, Parola del Dio vivente;
3. sprigionare gioia, accogliendo l’invito del Papa: “La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma dall’aver incontrato una Persona” (23.04.2013). Un vero credente non può essere triste.
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