“O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figli, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria” (Colletta)
Al centro della Parola di Dio di questa II domenica di Quaresima sta il mistero della trasfigurazione di Gesù e le parole che il Padre rivolge agli apostoli: «Questi è il figlio mio prediletto…Ascoltatelo» (cfr. Mt 17, 1-9). É questo invito-imperativo a suggerirci subito qualche pensiero, tenendo anche presente quanto la preghiera della colletta ci ha fatto domandare al Signore.
Se ogni giorno dell’anno è tempo per ascoltare Dio che parla, certamente la Quaresima si propone come tempo privilegiato per questo ascolto. E non possiamo non interrogarci su come stiamo ascoltando la Parola di Dio in questo periodo. Forse con abitudine e superficialità? Quell’abitudine e quella superficialità che sono malattie tipiche di chi entra spesso in contatto con una realtà fino a non trovarne più la novità e la freschezza. E questa Parola è veramente parola che illumina, che consola, che dà senso alla vita guidandola e ispirandola in ogni frangente? Ciò che il Padre dice del Figlio agli apostoli, oggi lo dice a noi: ascoltatelo, perché solo nella sua parola c’è vita e salvezza! Dalla liturgia di oggi raccogliamo tre grandi frutti derivanti dall’ascolto della parola di Dio. La colletta ne ha ricordati due: il nutrimento della fede e la purificazione del cuore.
É proprio così. Più si resta in ascolto della Parola di Dio e più la nostra fede riceve alimento, si fortifica e si approfondisce: nel senso che diventiamo capaci di guardare alla vita con gli occhi stessi di Dio e di pensare con il suo stesso pensiero. Più si resta in ascolto della Parola di Dio e più il nostro cuore si purifica dal peccato, dal male, dalle cattive abitudini. Tra le altre cose la parola del Signore ha la virtù di purificare la nostra vita. Un terzo frutto dell’ascolto ce lo ha suggerito la pagina del vangelo: l’ascolto genera l’incontro con il mistero di Dio. Per noi la parola non è solo parola; è parola di Qualcuno, di Gesù, che a noi è dato di incontrare personalmente per avviare e approfondire una relazione personale di amore.
Andiamo a considerare la prima lettura (Gen 12, 1-4). Dio entra in dialogo con Abramo e gli intima di lasciare la terra per affrontare un lungo viaggio verso un’altra terra, quella promessa da Dio. Nella vicenda di Abramo troviamo una traccia tipica della conversione cui anche noi siamo chiamati.
C’è una terra da lasciare per ciascuno di noi, c’è un distacco da realizzare in ognuno. Quel “vattene” Dio lo pronuncia su di noi, mentre guarda il nostro peccato, il nostro vizio, la cattiva abitudine, la mediocrità della nostra vita cristiana, i compromessi cui abbiamo ceduto… E’ da tutto questo che dobbiamo andare via per rendere realtà il programma di conversione di questo tempo.
Nella sua lettera a Timoteo (2 Tim 1, 18-10) Paolo si rivolge al suo grande discepolo e amico esortandolo: «…soffri anche tu… per il vangelo». Ma che cosa significa questa sofferenza? C’è una sofferenza interiore legata alla fatica quotidiana derivante dall’inserimento del vangelo nella nostra vita: questo infatti vuol dire cambiamento di mentalità, a volte anche radicale. Ma questa sofferenza è anche quella cui andiamo incontro ogni qualvolta la nostra testimonianza a Cristo si scontra con il mondo e la sua mentalità. Ci dobbiamo chiedere: ho sofferto qualche cosa per il vangelo? Accetto di venire oltraggiato, schernito, non considerato per la parola di Gesù? O il compromesso è la regola
della mia vita cristiana? Troviamo qui un altro impegno importante dell’itinerario della Quaresima: soffrire qualcosa per il vangelo. Concludiamo con un pensiero al mistero della trasfigurazione. Davanti alla gloria di Gesù, Pietro afferma la propria gioia e il desiderio di rimanere ancora a lungo in quella situazione. É l’esperienza esaltante della preghiera. Sappiamo che la Quaresima è tempo privilegiato per dedicare più tempo alla preghiera, al colloquio personale con Dio. In questo senso il tempo quaresimale deve portare nello stile e nei programmi della vita una qualche novità. C’è questa novità quanto al tempo e all’intensità della nostra preghiera quotidiana?
Sia pertanto questo tempo quaresiamale il momento favorevole per operare nella nostra vita cristiana qualche cambiamento significativo che da tempo attende di essere attuato, cambiamento che finalmente ci fa decidere in favore di Cristo e del suo Vangelo, dando così una svolata alla nostra esistenza.
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I DOMENICA DI QUARESIMA
8 Marzo 2017III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
16 Marzo 2017II DOMENICA DI QUARESIMA
TRASFIGUARARE LA NOSTRA ESISTENZA
“O Padre, che ci chiami ad ascoltare il tuo amato Figli, nutri la nostra fede con la tua parola e purifica gli occhi del nostro spirito, perché possiamo godere la visione della tua gloria” (Colletta)
Al centro della Parola di Dio di questa II domenica di Quaresima sta il mistero della trasfigurazione di Gesù e le parole che il Padre rivolge agli apostoli: «Questi è il figlio mio prediletto…Ascoltatelo» (cfr. Mt 17, 1-9). É questo invito-imperativo a suggerirci subito qualche pensiero, tenendo anche presente quanto la preghiera della colletta ci ha fatto domandare al Signore.
Se ogni giorno dell’anno è tempo per ascoltare Dio che parla, certamente la Quaresima si propone come tempo privilegiato per questo ascolto. E non possiamo non interrogarci su come stiamo ascoltando la Parola di Dio in questo periodo. Forse con abitudine e superficialità? Quell’abitudine e quella superficialità che sono malattie tipiche di chi entra spesso in contatto con una realtà fino a non trovarne più la novità e la freschezza. E questa Parola è veramente parola che illumina, che consola, che dà senso alla vita guidandola e ispirandola in ogni frangente? Ciò che il Padre dice del Figlio agli apostoli, oggi lo dice a noi: ascoltatelo, perché solo nella sua parola c’è vita e salvezza! Dalla liturgia di oggi raccogliamo tre grandi frutti derivanti dall’ascolto della parola di Dio. La colletta ne ha ricordati due: il nutrimento della fede e la purificazione del cuore.
É proprio così. Più si resta in ascolto della Parola di Dio e più la nostra fede riceve alimento, si fortifica e si approfondisce: nel senso che diventiamo capaci di guardare alla vita con gli occhi stessi di Dio e di pensare con il suo stesso pensiero. Più si resta in ascolto della Parola di Dio e più il nostro cuore si purifica dal peccato, dal male, dalle cattive abitudini. Tra le altre cose la parola del Signore ha la virtù di purificare la nostra vita. Un terzo frutto dell’ascolto ce lo ha suggerito la pagina del vangelo: l’ascolto genera l’incontro con il mistero di Dio. Per noi la parola non è solo parola; è parola di Qualcuno, di Gesù, che a noi è dato di incontrare personalmente per avviare e approfondire una relazione personale di amore.
Andiamo a considerare la prima lettura (Gen 12, 1-4). Dio entra in dialogo con Abramo e gli intima di lasciare la terra per affrontare un lungo viaggio verso un’altra terra, quella promessa da Dio. Nella vicenda di Abramo troviamo una traccia tipica della conversione cui anche noi siamo chiamati.
C’è una terra da lasciare per ciascuno di noi, c’è un distacco da realizzare in ognuno. Quel “vattene” Dio lo pronuncia su di noi, mentre guarda il nostro peccato, il nostro vizio, la cattiva abitudine, la mediocrità della nostra vita cristiana, i compromessi cui abbiamo ceduto… E’ da tutto questo che dobbiamo andare via per rendere realtà il programma di conversione di questo tempo.
Nella sua lettera a Timoteo (2 Tim 1, 18-10) Paolo si rivolge al suo grande discepolo e amico esortandolo: «…soffri anche tu… per il vangelo». Ma che cosa significa questa sofferenza? C’è una sofferenza interiore legata alla fatica quotidiana derivante dall’inserimento del vangelo nella nostra vita: questo infatti vuol dire cambiamento di mentalità, a volte anche radicale. Ma questa sofferenza è anche quella cui andiamo incontro ogni qualvolta la nostra testimonianza a Cristo si scontra con il mondo e la sua mentalità. Ci dobbiamo chiedere: ho sofferto qualche cosa per il vangelo? Accetto di venire oltraggiato, schernito, non considerato per la parola di Gesù? O il compromesso è la regola
della mia vita cristiana? Troviamo qui un altro impegno importante dell’itinerario della Quaresima: soffrire qualcosa per il vangelo. Concludiamo con un pensiero al mistero della trasfigurazione. Davanti alla gloria di Gesù, Pietro afferma la propria gioia e il desiderio di rimanere ancora a lungo in quella situazione. É l’esperienza esaltante della preghiera. Sappiamo che la Quaresima è tempo privilegiato per dedicare più tempo alla preghiera, al colloquio personale con Dio. In questo senso il tempo quaresimale deve portare nello stile e nei programmi della vita una qualche novità. C’è questa novità quanto al tempo e all’intensità della nostra preghiera quotidiana?
Sia pertanto questo tempo quaresiamale il momento favorevole per operare nella nostra vita cristiana qualche cambiamento significativo che da tempo attende di essere attuato, cambiamento che finalmente ci fa decidere in favore di Cristo e del suo Vangelo, dando così una svolata alla nostra esistenza.
Mirko Perrucci,
Seminarista di V° Teologia
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