Il brano del Vangelo di questa III domenica di Quaresima (anno C)ci presenta l’incontro di Gesù con la donna samaritana, avvenuto a Sicar presso un antico pozzo dove la donna si recava ogni giorno per attingere acqua. Quel giorno non è come gli altri, a mezzogiorno vi trova un uomo seduto “affaticato per il viaggio”; quell’uomo è Gesù. Egli si rivolge alla donna dolcemente, timidamente e con una parola le rivela la sua debolezza, ammette di essere stanco, “Dammi da bere”. Dio ha sete, ha sete del tuo amore, del tuo cuore. E non ha nulla per attingere: rispetta totalmente la tua libertà. Non compie forzature per entrare nel tuo cuore. Può solo mendicare un po’ di amore. Se rifiuti, resta assetato. Arriva al punto di morire di sete, perché non gli hanno dato nulla da bere, a parte una spugna imbevuta di aceto.
Nasce così un dialogo sorprendente. L’acqua che voleva Gesù era proprio l’acqua che fluisce nel dialogo con la donna. Allo stupore della samaritana Gesù risponde con un appello e una promessa: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere, tu stessa gliene avresti chiesto”. Dio non chiede, dona. Sì, ti chiede da bere, ma solo perché tu possa conoscerlo, possa guardarlo senza paura, e intravedere quel Suo dono che ancora non conosci, e cosìaccogliere un po’ della sua acqua viva!
Quando bevi alla sorgente del Cuore di Gesù, non solo sei dissetato, ma diventi a tua volta una sorgente. Diventi una sorgente che non si prosciugherà mai, perché il suo Cuore, dal quale attingi sempre, è una sorgente che non può inaridirsi. Più bevi, più offri da bere. Lasciar zampillare la tua sorgente significa dare la vita, farsi dono.
“Vai a chiamare tuo marito”. La donna è sbalordita, non comprende bene…Allora, andando dritto al punto, Gesù entra subito nel pozzo del suo cuore. Sa bene che queste parole apriranno una sua grande ferita: “Non ho marito”. Questa donna è messa a nudo davanti al suo Dio, davanti allo sguardo di colui che chiama Signore. Ma non è uno sguardo che giudica, condanna. È uno sguardo di una così profonda tenerezza che disperde ogni vergogna, allontana ogni paura. Uno sguardo che suscita la verità. E Gesù si dona a lei per essere l’amore che lei non ha ancora mai trovato, l’amore che guarirà tutte le sue ferite, colmerà le sue carenze d’amore: lo farà proprio lui che è l’Amore.Gesù riapre la tua ferita, ma per guarirla. Le ferite del tuo cuore diventano porte aperte del suo Cuore. Le nostre ferite diventano sorgenti.
La Samaritana è pronta ormai ad accogliere il dono di Gesù. “Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua… Vedo che tu sei un profeta!”. Subito egli le fa una confidenza, si affida a lei come in un’unione nuziale. Tra tutti solo a lei confida la verità sulla sua relazione intima con il Padre. Per rivelare il mistero stesso della Trinità, Gesù sceglie questa donna: la più disprezzata del suo villaggio. Ella sente già il cuore ardere di una luce e di un calore che possono provenire solo dal cielo: “So che deve venire un Messia, chiamato Cristo:quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. Improvvisamente però Gesù afferma con chiarezza: “Sono io, che parlo con te”. La donna è completamente sconvolta…non può tacere nemmeno per un istante. Senza neppure salutare Gesù, corre, dimenticando la sua anfora, dimenticando ciò che era andata a fare, dimenticando tutto, dimenticando se stessa. Il suo passato è scomparso! È una creatura nuova. “Venite a vedere un uomo che mi ha detto quello che ho fatto. Che sia il Cristo?”. Appena ha scoperto la sorgente del Cuore di Gesù, questa donna è già a sua volta una sorgente. Lei, la donna più disprezzata del villaggio, diventa la loro evangelizzatrice. Ancora oggi Gesù vuol far risaltare la potenza del suo Spirito nella debolezza di creature fragili. Tutto termina con un avvenimento straordinario: gli abitanti del villaggio che sono stati evangelizzati dalla donnala evangelizzano a loro volta. Lei che aveva domandato loro: « È lui il Messia?». Dopo averlo accolto per due giorni nel villaggio e ascoltato, sono loro a dire: « È lui il Salvatore del mondo».
Non esistono più frontiere che resistono alla Parola. La sua è una parola che disseta!
Quanta sete ai nostri giorni: bisogno di vita, di senso, di amore, di felicità. Abbiamo sete di Gesù, ma spesso non ci accorgiamo che solo lui può soddisfare la nostra sete. È lui che ci viene a cercare perché possiamo attingere l’acqua viva che sgorga dalpozzo meraviglioso del suo Amore.
Allora, perché indugiare? Lasciamoci incontrare, andiamo alla sorgente per saziare il nostro cuoree diventare sorgenti zampillanti del suo amore. Gesù ha sete di te!
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II DOMENICA DI QUARESIMA
8 Marzo 2017IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE (ANNO A)
23 Marzo 2017III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO A)
Gesù ha sete di te!
Il brano del Vangelo di questa III domenica di Quaresima (anno C)ci presenta l’incontro di Gesù con la donna samaritana, avvenuto a Sicar presso un antico pozzo dove la donna si recava ogni giorno per attingere acqua. Quel giorno non è come gli altri, a mezzogiorno vi trova un uomo seduto “affaticato per il viaggio”; quell’uomo è Gesù. Egli si rivolge alla donna dolcemente, timidamente e con una parola le rivela la sua debolezza, ammette di essere stanco, “Dammi da bere”. Dio ha sete, ha sete del tuo amore, del tuo cuore. E non ha nulla per attingere: rispetta totalmente la tua libertà. Non compie forzature per entrare nel tuo cuore. Può solo mendicare un po’ di amore. Se rifiuti, resta assetato. Arriva al punto di morire di sete, perché non gli hanno dato nulla da bere, a parte una spugna imbevuta di aceto.
Nasce così un dialogo sorprendente. L’acqua che voleva Gesù era proprio l’acqua che fluisce nel dialogo con la donna. Allo stupore della samaritana Gesù risponde con un appello e una promessa: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede da bere, tu stessa gliene avresti chiesto”. Dio non chiede, dona. Sì, ti chiede da bere, ma solo perché tu possa conoscerlo, possa guardarlo senza paura, e intravedere quel Suo dono che ancora non conosci, e cosìaccogliere un po’ della sua acqua viva!
Quando bevi alla sorgente del Cuore di Gesù, non solo sei dissetato, ma diventi a tua volta una sorgente. Diventi una sorgente che non si prosciugherà mai, perché il suo Cuore, dal quale attingi sempre, è una sorgente che non può inaridirsi. Più bevi, più offri da bere. Lasciar zampillare la tua sorgente significa dare la vita, farsi dono.
“Vai a chiamare tuo marito”. La donna è sbalordita, non comprende bene…Allora, andando dritto al punto, Gesù entra subito nel pozzo del suo cuore. Sa bene che queste parole apriranno una sua grande ferita: “Non ho marito”. Questa donna è messa a nudo davanti al suo Dio, davanti allo sguardo di colui che chiama Signore. Ma non è uno sguardo che giudica, condanna. È uno sguardo di una così profonda tenerezza che disperde ogni vergogna, allontana ogni paura. Uno sguardo che suscita la verità. E Gesù si dona a lei per essere l’amore che lei non ha ancora mai trovato, l’amore che guarirà tutte le sue ferite, colmerà le sue carenze d’amore: lo farà proprio lui che è l’Amore.Gesù riapre la tua ferita, ma per guarirla. Le ferite del tuo cuore diventano porte aperte del suo Cuore. Le nostre ferite diventano sorgenti.
La Samaritana è pronta ormai ad accogliere il dono di Gesù. “Signore, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua… Vedo che tu sei un profeta!”. Subito egli le fa una confidenza, si affida a lei come in un’unione nuziale. Tra tutti solo a lei confida la verità sulla sua relazione intima con il Padre. Per rivelare il mistero stesso della Trinità, Gesù sceglie questa donna: la più disprezzata del suo villaggio. Ella sente già il cuore ardere di una luce e di un calore che possono provenire solo dal cielo: “So che deve venire un Messia, chiamato Cristo:quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. Improvvisamente però Gesù afferma con chiarezza: “Sono io, che parlo con te”. La donna è completamente sconvolta…non può tacere nemmeno per un istante. Senza neppure salutare Gesù, corre, dimenticando la sua anfora, dimenticando ciò che era andata a fare, dimenticando tutto, dimenticando se stessa. Il suo passato è scomparso! È una creatura nuova. “Venite a vedere un uomo che mi ha detto quello che ho fatto. Che sia il Cristo?”. Appena ha scoperto la sorgente del Cuore di Gesù, questa donna è già a sua volta una sorgente. Lei, la donna più disprezzata del villaggio, diventa la loro evangelizzatrice. Ancora oggi Gesù vuol far risaltare la potenza del suo Spirito nella debolezza di creature fragili. Tutto termina con un avvenimento straordinario: gli abitanti del villaggio che sono stati evangelizzati dalla donnala evangelizzano a loro volta. Lei che aveva domandato loro: « È lui il Messia?». Dopo averlo accolto per due giorni nel villaggio e ascoltato, sono loro a dire: « È lui il Salvatore del mondo».
Non esistono più frontiere che resistono alla Parola. La sua è una parola che disseta!
Quanta sete ai nostri giorni: bisogno di vita, di senso, di amore, di felicità. Abbiamo sete di Gesù, ma spesso non ci accorgiamo che solo lui può soddisfare la nostra sete. È lui che ci viene a cercare perché possiamo attingere l’acqua viva che sgorga dalpozzo meraviglioso del suo Amore.
Allora, perché indugiare? Lasciamoci incontrare, andiamo alla sorgente per saziare il nostro cuoree diventare sorgenti zampillanti del suo amore. Gesù ha sete di te!
Paolo Vito Dantile,
IV Anno
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