IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

«Coraggio, non temete!» (Is 35, 4) L’umiltà di essere messaggeri.
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Natale del Signore
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IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO A)

IL SOGNO DI DIO

 

Francesco Morgese

 

Con questa domenica il tempo di Avvento è in fase di completamento e già ci proietta verso il mistero del Natale. Abbiamo fatto un itinerario in cui abbiamo imparato a capire che Cristo tornerà e questo ci ha messo in un atteggiamento di attesa, ma anche di revisione del nostro vivere. Domenica scorsa abbiamo visto come di fronte agli avvenimenti della vita dobbiamo cercare noi una risposta esaminando ciò che avviene. In quest’ultima tappa la Chiesa ci dice che c’è un’altra cosa da imparare. Ci sono cose nella vita che sono impenetrabili, non riusciamo a comprenderle.

Molte volte ci troviamo (o ci mettiamo!) in situazioni che sembrano senza uscita, in cui non sappiamo cosa fare o dove sbattere la testa, in cui ci rinchiudiamo nei nostri schemi, in cui ci sentiamo assediati da ogni parte, come il re Acaz a cui Isaia rivolge la profezia che l’angelo di Dio ripete a Giuseppe: «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, Dio-con-noi» (Is 7,14). Di fronte a queste situazioni la nostra capacità di cercar di capire o di aggiustare le cose alla men peggio non basta. Anche Giuseppe si trova di fronte ad una situazione difficile e ingarbugliata. Vede il proprio sogno infranto: la giovane che ama perdutamente e con cui ha già celebrato il fidanzamento ufficiale aspetta un bambino che non è il suo mettendolo a dura prova. Inizia a pensare a espedienti che non annientino la vita di Maria e che allo stesso tempo non compromettano il suo onore. Cerca di risolvere la questione con le proprie forze e la propria comprensione delle cose come meglio può, ma resta il fatto che ormai il sogno della sua vita è irrimediabilmente distrutto.

Il suo cuore è gonfio di amarezza e le sue notti sono assillate da questi pensieri, non sa che fare, non è soddisfatto della sua scappatoia, rimugina, dormendo un sonno inquieto. Eppure proprio mentre ha in animo queste cose, cioè mentre ha un confronto interiore con tutto il suo intimo, il Signore in sogno, attraverso un suo angelo, apre davanti a lui una nuova e impensabile prospettiva: «il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). Così Giuseppe conosce qual è “il sogno” di Dio sulla sua vita, su quella della sua sposa e su tutta l’umanità. Le parole che l’angelo dice a Giuseppe entrano nel suo cuore e risvegliano nel profondo quel sogno segreto, che è lo stesso di Dio. Egli è chiamato da Dio a cooperare alla realizzazione di questo “sogno di Dio” che è la salvezza di tutti. Ciò che, però, rende esemplare per noi l’atteggiamento di Giuseppe è quello che vien detto subito dopo: «Giuseppe, risvegliato dal sonno, fece quanto gli ordinò l’angelo del Signore» (Mt 1,24).

Il sonno di Giuseppe diventa, grazie alla Parola del Signore, un “risveglio”, una risurrezione. Egli si lascia incontrare da Dio nel profondo di se stesso, si mette in ascolto, ma poi decide senza esitare e passa all’azione. Dalle sue giustificate preoccupazioni passa al coraggio della decisione di lasciare che i suoi piani, i suoi sogni, vengano scombussolati dalle vie misteriose di Dio. Anche per noi, oggi come allora, la fede nella Parola di Dio stabilisce il legame, la parentela tra noi e Dio. Tutto è lasciato alla nostra responsabilità di accogliere la Parola del Signore: essa è l’angelo che oggi viene a parlare nei nostri sonni, a rendere reali i nostri sogni se, ascoltando questa Parola e accogliendola, sappiamo anche viverla, così che ciascuno di noi possa essere «apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il Vangelo di Dio» (Rm 1,1).

Questa è la promessa che Dio fa oggi a ciascuno di noi e possiamo esser certi del suo compimento: Colui che promette compie in quanto si compromette con ciascuno di noi perché ciò che promette è, alla fine, se stesso, la sua vita eterna. Dio si compromette con noi per mezzo di Gesù, l’Emmanuele, mostrandosi come Dio che salva stando in mezzo a noi, con noi. Tutti possiamo sentirci rinfrancati nel cammino della vita, nella fatica delle giornate e nelle difficoltà che s’incontrano perché ancora una volta l’angelo del Signore, cioè la Sua Parola, dice a ognuno di noi nell’imminenza del Natale, come a Giuseppe, «non temere» perché «ecco, viene il Signore, re della gloria» (Sal 23).

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