Da tempo la prima domenica dopo Natale si celebra la famiglia di Nazareth come festa per le nostre famiglie credenti. Con lo scombussolamento culturale che oggi è avvenuto possiamo ancora pensare ad una famiglia normale?
Certamente nel meridione è ancora vivo l’attaccamento alla famiglia , anche se fa breccia la mentalità di scegliere l’unione civile o la convivenza. Possiamo essere ottimisti. Il Papa Francesco, svolgendo da dicembre 2014 fino a settembre c.a. un magistero organico e profondo, riconosce che: “La famiglia è in crisi, che il Signore ci purifichi e andiamo avanti” (13.03.2015).
Penso che la Parola di Dio oggi può aiutarci.
L’episodio della prima lettura insegna un aspetto essenziale per la fede. Anna, la sterile che ha partorito un figlio per intervento di Dio a suo tempo implorato con lacrime, non si reca al pellegrinaggio annuale al tempio a Silo per il desiderio di “condurlo a vedere il volto del Signore” a suo tempo. Stupendo esempio di amore per i figli. Ancor oggi vi sono genitori che si preoccupano, non solo della salute fisica e del rendimento scolastico della prole o dei traguardi e successi conseguiti dai figli, ma cercano il modo di far conoscere e sperimentare la gioia della fede nel “vedere il volto del Signore” nella vita quotidiana.
Il Concilio Vaticano II afferma: “I genitori devono essere per i figli, con la parola e l’esempio i primi annunciatori della fede” (LG 11), perché “hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole” (GE 3). Ma c’è di più. Anna considera il figlio un dono e “lascia che il Signore lo richieda”. Può essere considerato un appello a non amare i figli in modo possessivo e a rispettare le loro scelte.
Gibran Khalil, cristiano libanese, ha scritto: “I vostri figli non sono figli vostri… Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti”. Istruttivo è anche l’episodio raccontato dall’evangelista Luca. Il racconto dell’esistenza terrena del fanciullo Gesù è ricco di interpretazioni allusive. Il brano di oggi occorre inserirlo tra gli eventi precedenti. Alla nascita il bambino “lo pose in una mangiatoia” (Lc.1,7), quale prefigura del “depose dalla croce … in un sepolcro” (Lc. 23,53).
Alla presentazione al tempio Simeone preannuncia a Maria, “anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc. 2,36). Ora i genitori di Gesù, pensando su tali precedenti a suo tempo non compreso perfettamente, si mostrano “angosciati”. Maria chiede spiegazione, come farebbe ogni genitore dinanzi ad un comportamento deplorevole di un figlio:
Perché lo hai fatto?
La risposta di Gesù rompe gli schemi del nostro umano pensare e invita a guardare altrove. La replica vale per tutti.
Conoscere Gesù significa accoglierlo quale vero Figlio del Padre che è nei cieli e i suoi seguaci devono occuparsi delle cose del Padre divenuto “nostro”. Ai genitori, che hanno curato il bambino bisognoso di tutto e l’hanno visto crescere, è difficile ammettere che ha una sua personalità e non è più “il mio bambino”. Anche Maria e Giuseppe “non compresero”. Tuttavia, se l’intelligenza non arriva, il cuore continua ad amare. Infatti, la Madre “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”, quasi ad indicare l’atteggiamento da assumere dinanzi a comportamenti non comprensibili nell’immediato, perché ogni figlio ha il suo mistero. Dopo questo increscioso fatto, Gesù cresce obbediente, grato verso i genitori che ha come uomo.
Chi ha dato ai genitori di Samuele e a quelli di Gesù la capacità di agire in questo modo? La fede in Dio che tutto dispone per il nostro bene. Fare la volontà di Dio significa crescere e rispettare i diversi tempi e le differenti età della vita.
Si evidenzia sempre, anche nella famiglia, il mistero della morte e resurrezione, che chiede morire all’orgoglio che tende a voler prevalere nel farsi servire, e risorgere con il liberarsi da istinti possessivi e nel donarsi l’un l’altro senza pretese e senza sottrarsi ai propri doveri familiari. Non scoraggiarsi,perchè anche la famiglia deve vivere il Giubileo con “la certezza che la misericordia può contribuire realmente all’edificazione di un mondo più umano.
Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana, il richiamo alla misericordia si fa più urgente, e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia” (Papa Francesco il 9.12.2015).
Con la voglia di rinnovare i rapporti familiari chiediamoci tra le mura domestiche:
1. quale posto occupa l’educazione al senso religioso;
2. vi è rispetto e attenzione dinanzi alle scelte di ciascuno;
3. gli immancabili conflitti si risolvono con il cercare un richiamo superiore.
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NATALE 2015 – Mistero, incarnazione e compimento
21 Dicembre 2015MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO
30 Dicembre 2015SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, GIUSEPPE E MARIA anno C – Festa della famiglia 2015
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, GIUSEPPE E MARIA anno C
Mons. Venturino Lorusso, oblato benedettino
Festa della famiglia 2015
Da tempo la prima domenica dopo Natale si celebra la famiglia di Nazareth come festa per le nostre famiglie credenti. Con lo scombussolamento culturale che oggi è avvenuto possiamo ancora pensare ad una famiglia normale?
Certamente nel meridione è ancora vivo l’attaccamento alla famiglia , anche se fa breccia la mentalità di scegliere l’unione civile o la convivenza. Possiamo essere ottimisti. Il Papa Francesco, svolgendo da dicembre 2014 fino a settembre c.a. un magistero organico e profondo, riconosce che: “La famiglia è in crisi, che il Signore ci purifichi e andiamo avanti” (13.03.2015).
Penso che la Parola di Dio oggi può aiutarci.
L’episodio della prima lettura insegna un aspetto essenziale per la fede. Anna, la sterile che ha partorito un figlio per intervento di Dio a suo tempo implorato con lacrime, non si reca al pellegrinaggio annuale al tempio a Silo per il desiderio di “condurlo a vedere il volto del Signore” a suo tempo. Stupendo esempio di amore per i figli. Ancor oggi vi sono genitori che si preoccupano, non solo della salute fisica e del rendimento scolastico della prole o dei traguardi e successi conseguiti dai figli, ma cercano il modo di far conoscere e sperimentare la gioia della fede nel “vedere il volto del Signore” nella vita quotidiana.
Il Concilio Vaticano II afferma: “I genitori devono essere per i figli, con la parola e l’esempio i primi annunciatori della fede” (LG 11), perché “hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole” (GE 3). Ma c’è di più. Anna considera il figlio un dono e “lascia che il Signore lo richieda”. Può essere considerato un appello a non amare i figli in modo possessivo e a rispettare le loro scelte.
Gibran Khalil, cristiano libanese, ha scritto: “I vostri figli non sono figli vostri… Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti”. Istruttivo è anche l’episodio raccontato dall’evangelista Luca. Il racconto dell’esistenza terrena del fanciullo Gesù è ricco di interpretazioni allusive. Il brano di oggi occorre inserirlo tra gli eventi precedenti. Alla nascita il bambino “lo pose in una mangiatoia” (Lc.1,7), quale prefigura del “depose dalla croce … in un sepolcro” (Lc. 23,53).
Alla presentazione al tempio Simeone preannuncia a Maria, “anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc. 2,36). Ora i genitori di Gesù, pensando su tali precedenti a suo tempo non compreso perfettamente, si mostrano “angosciati”. Maria chiede spiegazione, come farebbe ogni genitore dinanzi ad un comportamento deplorevole di un figlio:
Perché lo hai fatto?
La risposta di Gesù rompe gli schemi del nostro umano pensare e invita a guardare altrove. La replica vale per tutti.
Conoscere Gesù significa accoglierlo quale vero Figlio del Padre che è nei cieli e i suoi seguaci devono occuparsi delle cose del Padre divenuto “nostro”. Ai genitori, che hanno curato il bambino bisognoso di tutto e l’hanno visto crescere, è difficile ammettere che ha una sua personalità e non è più “il mio bambino”. Anche Maria e Giuseppe “non compresero”. Tuttavia, se l’intelligenza non arriva, il cuore continua ad amare. Infatti, la Madre “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”, quasi ad indicare l’atteggiamento da assumere dinanzi a comportamenti non comprensibili nell’immediato, perché ogni figlio ha il suo mistero. Dopo questo increscioso fatto, Gesù cresce obbediente, grato verso i genitori che ha come uomo.
Chi ha dato ai genitori di Samuele e a quelli di Gesù la capacità di agire in questo modo? La fede in Dio che tutto dispone per il nostro bene. Fare la volontà di Dio significa crescere e rispettare i diversi tempi e le differenti età della vita.
Si evidenzia sempre, anche nella famiglia, il mistero della morte e resurrezione, che chiede morire all’orgoglio che tende a voler prevalere nel farsi servire, e risorgere con il liberarsi da istinti possessivi e nel donarsi l’un l’altro senza pretese e senza sottrarsi ai propri doveri familiari. Non scoraggiarsi,perchè anche la famiglia deve vivere il Giubileo con “la certezza che la misericordia può contribuire realmente all’edificazione di un mondo più umano.
Specialmente in questi nostri tempi, in cui il perdono è un ospite raro negli ambiti della vita umana, il richiamo alla misericordia si fa più urgente, e questo in ogni luogo: nella società, nelle istituzioni, nel lavoro e anche nella famiglia” (Papa Francesco il 9.12.2015).
Con la voglia di rinnovare i rapporti familiari chiediamoci tra le mura domestiche:
1. quale posto occupa l’educazione al senso religioso;
2. vi è rispetto e attenzione dinanzi alle scelte di ciascuno;
3. gli immancabili conflitti si risolvono con il cercare un richiamo superiore.
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