Seconda domenica del tempo di Natale

MARIA SANTISSIMA, MADRE DI DIO
30 Dicembre 2015
EPIFANIA DEL SIGNORE
2 Gennaio 2016

Seconda domenica del tempo di Natale

Seconda domenica del tempo di Natale

Mons. Venturino Lorusso, oblato benedettino

Oggi la nostra esistenza è travolta dal fare. È frequente la scusa: “Non ho tempo”. Manca in famiglia il “sostare” attorno al braciere come nel passato per ascoltare i racconti degli anziani. Al posto del camino si moltiplicano i mezzi tecnologici che favoriscono l’individualismo. Persino le cosiddette vacanze diventano stressate dal cumulo di iniziative nel cercare attrazioni stimolanti spensieratezza. Se ci poniamo in ascolto della Parola di Dio di questa domenica, tra il primo dell’anno e l’Epifania, dobbiamo imporci la calma e “con-templare”. Gli avvenimenti, dal Natale ad oggi, devono essere interiorizzati con l’entrare “insieme al tempio”, luogo d’incontro con il divino.
Tutte e tre le letture sono inni: alla Sapienza, al Dio benedetto e alla sua Parola, fatta carne.

1. La Sapienza. Il testo offerto considera la Sapienza una persona che si auto elogia davanti a Dio e all’assemblea. La Chiesa ha voluto vedere la vera sapienza in Gesù che , al contrario, si umilia nel fissare la tenda e prendere radice tra noi e la Vergine Maria diventa “sede della sapienza”. Il brano ha ragione d’essere proposto per la relazione tra la Sapienza, che cerca di fissare “la tenda in Giacobbe”, e Gesù che è venuto “ad abitare in mezzo a noi”. La Sapienza è da Dio, come “il Verbo era presso Dio” e di lì è come calata in una dimensione storico-salvifica per l’amore che spinge Dio a farla stare tra gli uomini. Il nostro impegno ad essere persone sagge con il vivere alla presenza di Dio ci chiede di onfrontarci con la Parola della Sapienza che è in Cristo Signore per piacere in tutto al Padre.

2. La benedizione. Il Dio benedetto è Colui che fa discendere su noi ogni benedizione “mediante Gesù Cristo”. Non sono vuote parole, perché con l’incarnazione del Figlio noi siamo stati scelti ed eletti, divenendo figli adottivi di suo Padre. È avvenuto in forma permanente per la corrispondenza al disegno d’amore di Dio. Nel nuovo anno saremo benedetti se chiediamo a Dio uno spirito di sapienza, che ci faccia conoscere la verità del senso della vita e del suo scorrere attraverso anni che si susseguono. La fede in Gesù chiede di conformarci al Figlio unigenito di Dio, dando prova di vivere nell’amore per il Padre e per i fratelli, senza alcuna discriminazione.

3. La Parola, il Verbo. La sublimità teologica e rivelatrice del prologo di Giovanni ci trasporta a vette, che gli stessi esegeti a fatica interpretano. La Parola dal seno del Padre scende tra noi e assume un nome ed un volto: Gesù Cristo. Quella Parola che ha creato l’uomo ad immagine di Dio, si fa incontrare dall’uomo perché l’accolga con attento ascolto. È luce che illumina il cammino della nostra esistenza e le tenebre non possono vincere; è vita che neppure la morte ha potuto distruggere, sopraffare, catturare. La più grande nostra disgrazia consiste nel non aderirvi e non accoglierla. Coloro che ascoltano e mettono in pratica la Parola scesa tra noi subiscono un cambiamento verso una condizione più elevata, diventano “figli di Dio” ed entrano in dialogo e in profonda comunione con il Padre, dal cui cuore è generata. È meraviglioso, un evento inaudito di un Dio che si fa carne, diviene uomo, cioè corpo con tutta la fragilità, la debolezza e il limite della natura umana, reale e concreta con il proprio destino di morte, e l’uomo carne anima e spirito condivide la vita divina immortale. Questo scambio è dettato dall’amore e dalla misericordia senza limiti, eppure molti “non lo hanno conosciuto … non lo hanno accolto”, anzi lo sopprimono in tanti cristiani fatti martiri.

Non saremo mai capaci di com-prendere. Da più di duemila anni ne parliamo ma …? Con la nascita di Gesù, “dalla sua pienezza” si riversa sull’umanità “grazia su grazia”, poiché quel Dio che i cieli non possono contenere si è fatto conoscere in Cristo Gesù.

Cosa dobbiamo fare?

1. Accogliere la Parola, perché, dice S. Giovanni della Croce, “vedrò te nella tua bellezza, ed io mi vedrò in te nella tua bellezza … La mia bellezza sia la tua e la tua sia la mia; così sarò te nella tua bellezza e tu sarai me nella tua bellezza, poiché la tua stessa bellezza sarà la mia”.

2. Diventare testimoni della luce, sull’esempio del Battista, perché tutti riconoscano in Gesù il senso pieno della vita;

3. Comprendere l’amore smisurato di Dio per il mondo con l’averci donato il Figlio suo, l’unigenito, e a quanti si uniscono nella fede a Gesù Cristo, ha dato la vita eterna.

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