XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – anno B – Gv 6,41-51
Il pane della vita
Gli interlocutori di Gesù vengono chiamati per la prima volta giudei. In realtà quelli che ascoltano il Maestro sono galilei. Giudei, termine teologico in Giovanni, possiamo pensarlo con il suo sinonimo: increduli. In realtà si tratta di Galilei che vengono chiamati Giudei a motivo del loro mormorare di Cristo, poiché le sue parole sconvolgono le categorie usuali. I giudei mormoravano come i loro padri che nel deserto mormorarono contro Dio e contro Mosé, ribellandosi al piani di salvezza di Dio.
La mormorazione è indice di mancanza di fede ed esprime lo scandalo dinanzi al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Gesù dichiara di essere disceso dal cielo, ma i farisei conoscono suo padre e sua madre; per questo si meravigliano della sua affermazione audace. Essi ovviamente non erano al corrente dell’origine vera di Gesù; questa non si conosce con gli occhi della carne, ma con lo sguardo della fede.
La ragione ultima della fede si trova nell’attrazione del Padre perché gli uomini aderiscano al Figlio Suo. Gesù risponde “Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (v. 44). Gesù non sembra soffermarsi sulla sua origine divina ma sottolinea che solo chi è attirato dal Padre può andare da lui.
La fede è dunque dono di Dio che ha come condizione l’apertura da parte dell’uomo, l’ascolto… ma cosa vuol dire che il Padre attira? L’attrazione è solo nella traiettoria di un desiderio scritto in quelle tavole di carne che ogni uomo porta in sé. È quindi libertà piena, adesione spontanea alla sorgente del proprio esistere. La vita non può che essere attratta dalla vita, solo la morte non si lascia attrarre.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me” (v. 45). La sequela è determinata da un ordine ben preciso. Non è un invito, è un imperativo. La parola di Dio creatrice, invece che chiamare la luce e le altre creature dal nulla, chiama la sua immagine a partecipare alla nuova creazione. La sequela non scaturisce da una decisione autonoma e personale, ma dall’incontro con la persona di Gesù e dalla sua chiamata. È un evento di grazia, non una scelta dell’uomo. Gesù non attende una libera decisione, ma chiama con autorità divina come Dio chiamava i profeti nell’Antico Testamento. Non i discepoli scelgono il Maestro come avveniva per i rabbi del tempo, ma il maestro sceglie i discepoli.
Gesù, dopo aver detto che il motivo ultimo della fede sta nell’attrazione del Padre, soggiunge:
“Chi crede ha la vita eterna” (v.47). La vita eterna dipende dalla fede. E la fede consiste nell’ascoltare e mangiare Gesù, che è il pane celeste che fa vivere eternamente. Dopo la solenne proclamazione di essere il pane della vita, Gesù fa il confronto tra la manna mangiata dai padri nel deserto e il pane che è la sua persona. La manna non procurò l’immortalità perché tutti nel deserto morirono, compreso Mosè, ma chi mangia Gesù non morirà mai.
L’azione del mangiare indica l’interiorizzazione della parola del Figlio di Dio e l’assimilazione della sua persona con una vita di fede profonda. Il mangiare il pane vivo che è Gesù, significa far propria la verità del Cristo, anzi la persona del Cristo che è la verità, ossia la rivelazione piena e perfetta del Padre. Nel v.51 Gesù aggiunge un nuovo elemento che preannuncia la tematica centrale dell’ultima sezione del discorso (vv.53-58): il pane della vita è la carne di Gesù per la vita del mondo. Alimento vitale per il credente sarà la “carne” di Gesù. Il termine carne (sàrx) che nella Bibbia indica la realtà fragile della persona umana di fronte al mistero di Dio ora si riferisce al corpo di Cristo immolato sulla croce e alla realtà umana del Verbo di Dio. L’amore di Dio per gli uomini raggiunge la sua massima espressione nella morte di Gesù in croce: sulla croce egli dona tutto se stesso per il mondo
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XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B Gesù, pane vivo disceso dal cielo
30 Luglio 2015XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B, La carne e il sangue del figlio
13 Agosto 2015XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B, Il pane della vita
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Il pane della vita
Gli interlocutori di Gesù vengono chiamati per la prima volta giudei. In realtà quelli che ascoltano il Maestro sono galilei. Giudei, termine teologico in Giovanni, possiamo pensarlo con il suo sinonimo: increduli. In realtà si tratta di Galilei che vengono chiamati Giudei a motivo del loro mormorare di Cristo, poiché le sue parole sconvolgono le categorie usuali. I giudei mormoravano come i loro padri che nel deserto mormorarono contro Dio e contro Mosé, ribellandosi al piani di salvezza di Dio.
La mormorazione è indice di mancanza di fede ed esprime lo scandalo dinanzi al mistero dell’incarnazione del Figlio di Dio. Gesù dichiara di essere disceso dal cielo, ma i farisei conoscono suo padre e sua madre; per questo si meravigliano della sua affermazione audace. Essi ovviamente non erano al corrente dell’origine vera di Gesù; questa non si conosce con gli occhi della carne, ma con lo sguardo della fede.
La ragione ultima della fede si trova nell’attrazione del Padre perché gli uomini aderiscano al Figlio Suo. Gesù risponde “Non mormorate tra di voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (v. 44). Gesù non sembra soffermarsi sulla sua origine divina ma sottolinea che solo chi è attirato dal Padre può andare da lui.
La fede è dunque dono di Dio che ha come condizione l’apertura da parte dell’uomo, l’ascolto… ma cosa vuol dire che il Padre attira? L’attrazione è solo nella traiettoria di un desiderio scritto in quelle tavole di carne che ogni uomo porta in sé. È quindi libertà piena, adesione spontanea alla sorgente del proprio esistere. La vita non può che essere attratta dalla vita, solo la morte non si lascia attrarre.
Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me” (v. 45). La sequela è determinata da un ordine ben preciso. Non è un invito, è un imperativo. La parola di Dio creatrice, invece che chiamare la luce e le altre creature dal nulla, chiama la sua immagine a partecipare alla nuova creazione. La sequela non scaturisce da una decisione autonoma e personale, ma dall’incontro con la persona di Gesù e dalla sua chiamata. È un evento di grazia, non una scelta dell’uomo. Gesù non attende una libera decisione, ma chiama con autorità divina come Dio chiamava i profeti nell’Antico Testamento. Non i discepoli scelgono il Maestro come avveniva per i rabbi del tempo, ma il maestro sceglie i discepoli.
Gesù, dopo aver detto che il motivo ultimo della fede sta nell’attrazione del Padre, soggiunge:
“Chi crede ha la vita eterna” (v.47). La vita eterna dipende dalla fede. E la fede consiste nell’ascoltare e mangiare Gesù, che è il pane celeste che fa vivere eternamente. Dopo la solenne proclamazione di essere il pane della vita, Gesù fa il confronto tra la manna mangiata dai padri nel deserto e il pane che è la sua persona. La manna non procurò l’immortalità perché tutti nel deserto morirono, compreso Mosè, ma chi mangia Gesù non morirà mai.
L’azione del mangiare indica l’interiorizzazione della parola del Figlio di Dio e l’assimilazione della sua persona con una vita di fede profonda. Il mangiare il pane vivo che è Gesù, significa far propria la verità del Cristo, anzi la persona del Cristo che è la verità, ossia la rivelazione piena e perfetta del Padre. Nel v.51 Gesù aggiunge un nuovo elemento che preannuncia la tematica centrale dell’ultima sezione del discorso (vv.53-58): il pane della vita è la carne di Gesù per la vita del mondo. Alimento vitale per il credente sarà la “carne” di Gesù. Il termine carne (sàrx) che nella Bibbia indica la realtà fragile della persona umana di fronte al mistero di Dio ora si riferisce al corpo di Cristo immolato sulla croce e alla realtà umana del Verbo di Dio. L’amore di Dio per gli uomini raggiunge la sua massima espressione nella morte di Gesù in croce: sulla croce egli dona tutto se stesso per il mondo
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