XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B – Gv 6,24-35
Gesù, pane vivo disceso dal cielo
Don Giuseppe Stiano, sdv1
Il brano evangelico di questa domenica costituisce la spiegazione nel discorso di Gesù del segno della moltiplicazione del pane di cui abbiamo letto il racconto domenica scorsa. Il brano è molto ricco e profondo ma mi limito ad alcune annotazioni. All’inizio è in scena la folla che cerca Gesù. Questa ricerca è ispirata dal desiderio di farlo re. Tale desiderio non è conforme alla mente di Gesù poiché si tratta di un messianismo terreno e mondano, la folla attende un messia dotato di potenza politica e militare. Gesù insegna che l’uomo deve applicarsi a ricercare il dono di Dio poiché solamente tale dono può condurre l’uomo alla vera vita. Il nutrimento che dura per la vita eterna è procurato da Gesù. Egli si qualifica come il figlio dell’uomo sul quale Dio Padre ha messo il suo sigillo.
Il figlio dell’uomo viene dal cielo e i segni che egli compie sono atti attraverso i quali Dio garantisce l’autenticità del suo inviato e garantisce per gli uomini la possibilità di ricevere da lui la vita eterna. Le parole “su di lui il Padre Dio ha messo il suo sigillo” si comprendono richiamando il significato di sigillo. Il sigillo era il segno di una duplice realtà , era segno dell’appartenenza a un padrone , a un signore, ed era segno del diritto alla protezione di lui. Il sigillo veniva messo sopra i capi di bestiame, il sigillo si poneva sugli schiavi, il sigillo veniva applicato anche ai soldati per indicare che essi dovevano servire e obbedire al proprio Generale e se fuggivano durante la guerra venivano riconosciuti e puniti.
Dialetticamente il sigillo era anche segno del diritto alla protezione, un proprietario aveva interesse a proteggere i suoi capi di bestiame, un signore proteggeva i suoi schiavi, un capo militare proteggeva i suoi soldati per il suo stesso interesse. Applicato da Dio Padre su suo Figlio Gesù il sigillo significa che Gesù appartiene in sommo grado a Dio Padre e significa che egli gode della somma protezione di Dio Padre, il valore dell’appartenenza e della protezione in Gesù è sommo e trascendente egli stesso, infatti è Dio e Figlio di Dio, nessuno appartiene a Dio più che il Figlio da lui generato, a lui consustanziale. Nessuno è protetto da Dio più del suo figlio. Il sigillo di Dio posto su Gesù è rivelazione della sua persona e della sua dignità divina. Perciò “l’opera di Dio è di credere in colui che egli ha mandato”.
Tutto il comportamento cristiano viene così unificato e compendiato nella fede nell’inviato di Dio Gesù Cristo. Gesù oppone l’opera di Mosè e l’opera attuale, tale opposizione riguarda l’origine e la qualità del pane , il pane antico non era che l’ombra del pane vero dato da Gesù , il pane vero disceso dal cielo, infatti, è Gesù stesso. Gesù ripete “ Io sono il pane della vita”. “ Io sono” evoca il nome divino rivelato a Mosè nel conferimento del compito e della missione di liberare il popolo ebraico dall’Egitto. Qui Gesù designa se stesso come il pane vero raffigurato dalla manna e dal pane che egli stesso ha appena moltiplicato. Come pane egli nutre la fede dei credenti, viene assimilato dalla loro intelligenza di fede . La fede in Gesù è e deve essere la via per nutrirci di questo pane che è lui stesso.
1 Don Giuseppe Stiano è sacerdote e membro della comunità religiosadei Padri Vocazionisti di Acquaviva delle Fonti
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Gesù, pane vivo disceso dal cielo
Don Giuseppe Stiano, sdv1
Il brano evangelico di questa domenica costituisce la spiegazione nel discorso di Gesù del segno della moltiplicazione del pane di cui abbiamo letto il racconto domenica scorsa. Il brano è molto ricco e profondo ma mi limito ad alcune annotazioni. All’inizio è in scena la folla che cerca Gesù. Questa ricerca è ispirata dal desiderio di farlo re. Tale desiderio non è conforme alla mente di Gesù poiché si tratta di un messianismo terreno e mondano, la folla attende un messia dotato di potenza politica e militare. Gesù insegna che l’uomo deve applicarsi a ricercare il dono di Dio poiché solamente tale dono può condurre l’uomo alla vera vita. Il nutrimento che dura per la vita eterna è procurato da Gesù. Egli si qualifica come il figlio dell’uomo sul quale Dio Padre ha messo il suo sigillo.
Il figlio dell’uomo viene dal cielo e i segni che egli compie sono atti attraverso i quali Dio garantisce l’autenticità del suo inviato e garantisce per gli uomini la possibilità di ricevere da lui la vita eterna. Le parole “su di lui il Padre Dio ha messo il suo sigillo” si comprendono richiamando il significato di sigillo. Il sigillo era il segno di una duplice realtà , era segno dell’appartenenza a un padrone , a un signore, ed era segno del diritto alla protezione di lui. Il sigillo veniva messo sopra i capi di bestiame, il sigillo si poneva sugli schiavi, il sigillo veniva applicato anche ai soldati per indicare che essi dovevano servire e obbedire al proprio Generale e se fuggivano durante la guerra venivano riconosciuti e puniti.
Dialetticamente il sigillo era anche segno del diritto alla protezione, un proprietario aveva interesse a proteggere i suoi capi di bestiame, un signore proteggeva i suoi schiavi, un capo militare proteggeva i suoi soldati per il suo stesso interesse. Applicato da Dio Padre su suo Figlio Gesù il sigillo significa che Gesù appartiene in sommo grado a Dio Padre e significa che egli gode della somma protezione di Dio Padre, il valore dell’appartenenza e della protezione in Gesù è sommo e trascendente egli stesso, infatti è Dio e Figlio di Dio, nessuno appartiene a Dio più che il Figlio da lui generato, a lui consustanziale. Nessuno è protetto da Dio più del suo figlio. Il sigillo di Dio posto su Gesù è rivelazione della sua persona e della sua dignità divina. Perciò “l’opera di Dio è di credere in colui che egli ha mandato”.
Tutto il comportamento cristiano viene così unificato e compendiato nella fede nell’inviato di Dio Gesù Cristo. Gesù oppone l’opera di Mosè e l’opera attuale, tale opposizione riguarda l’origine e la qualità del pane , il pane antico non era che l’ombra del pane vero dato da Gesù , il pane vero disceso dal cielo, infatti, è Gesù stesso. Gesù ripete “ Io sono il pane della vita”. “ Io sono” evoca il nome divino rivelato a Mosè nel conferimento del compito e della missione di liberare il popolo ebraico dall’Egitto. Qui Gesù designa se stesso come il pane vero raffigurato dalla manna e dal pane che egli stesso ha appena moltiplicato. Come pane egli nutre la fede dei credenti, viene assimilato dalla loro intelligenza di fede . La fede in Gesù è e deve essere la via per nutrirci di questo pane che è lui stesso.
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