XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B – Mc 10,35-45
Nel servizio il beneficio spirituale
La Parola, che Dio ci dona in questa 29 a domenica dell’anno liturgico, è tutta risuonante nel suo significato più profondo di un grido di speranza: la richiesta a Dio di un dono, il suo amore, per uscire dalle strettezze dei nostri progetti. Nei pochi versetti del Salmo responsoriale risuona per ben tre volte la parola “amore” pochi versetti mentre il popolo risponde “Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo”.
Nell’’antifona di ingresso la Chiesa ci invita a chiedere a Dio la custodia attenta e delicata, così “come si custodisce la pupilla dell’occhio” di un bene prezioso: “il poter condividere fino in fondo il calice della sua volontà e partecipando alla morte redentrice di Gesù, nostro Sommo Sacerdote, che con il suo unico sacrificio di espiazione ha attraversato i cieli” aprendo il cammino rimasto sbarrato per millenni da quel peccato in cui l’uomo si senti “come Dio”.
Il brano evangelico di Marco ci presenta questo “ calice della volontà di Dio da condividere”. Il capitolo 10 infatti, apre la terza parte, sottolineando ciò che è essenziale non solo per la Chiesa, ma per tutta l’umanità se vuol vivere in pace, in una società non più dilaniata da guerre per essere i primi nel potere: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la vita in riscatto per molti…” (Mc 10,45). Questa verità Dio stesso è venuto a proclamarla in modo cruento, con la forma più ignominiosa: “la morte in croce. “Tre volte Gesù annunciò in forma molto chiara la sua Passione e Morte, ma i discepoli già timorosi e impauriti per il modo con cui era perseguitato, avevano timore di “chiedere spiegazioni” di quella verità che minacciava anche la loro vita. Ogni annuncio della Passione era coronato dalla promessa della risurrezione, mistero grande e luminoso, ma invisibile, che non fece notizia per i discepoli bloccati dalla paura. Gesù ne diede come prova, per consolarli, con un anticipo nella trasfigurazione davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, sul monte; anche se udirono la voce del Padre che raccomandava di “ascoltare il suo Figlio diletto”, anche se sono stati come accecati dalla sua “luce sfolgorante” l’annuncio della Passione e della Morte, non si attenuò nella sua drammaticità e rimase viva la speranza in un Messia
potente.
Pietro, dopo aver fatto la sua professione di fede “Tu sei il Cristo” e aver ricevuto l’ordine di non parlare di lui a nessuno, al primo annuncio tenta di fermare Gesù dicendogli:“Non sia mai…”. E Gesù, a lui: “Lungi da me Satana! (divisore) Perché tu non pensi secondo Dio…” Mc 8,33). Mentre annuncia loro quello che gli sarebbe accaduto “gli si avvicinano Giacomo e Giovanni dicendo :“Maestro vogliamo che tu ci conceda ciò che ti chiediamo”; (Mc 10,35). E Gesù chiede loro di esprimere il desiderio con un “Che cosa volete”? Ed essi precisano: “Sedere uno alla tua destra e
uno alla tua sinistra nel tuo regno” (Mc 10,36)
Gesù comprende la loro richiesta osservando che non conoscevano la portata della loro domanda e chiede se sono capaci di “bere il suo stesso calice e di ricevere il suo battesimo” (cfr 10,38). Davanti alla loro sicurezza “si lo possiamo” Gesù, profetizza il dono della loro vita partecipando alla sua stessa Passione, ma toglie loro l’illusione del potere che sognavano, consegnando a Dio suo Padre la loro richiesta dicendo: “Sedere alla mia destra o sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato” (Mc 10,40). Corregge la loro prospettiva sbagliata
dicendo: “Questa è la via per chi vuol essere mio discepolo”. Il cammino della Chiesa non può essere un cammino diverso da quello del suo Fondatore. E’ una Comunità che deve seguire un atteggiamento diverso e dice : “Tra voi, però, non è così. Ma chi vuol essere grande tra voi si faràvostro servitore” (10,44). Indica il cammino del servizio che Lui ha percorso per più di trent’anni nella Famiglia di Nazareth in mezzo al suo popolo che attendeva un Messia Liberatore. Non accolto dai suoi, non disse “che era il Figlio di Dio, per insegnarci a vincere nella quotidianità la sete di dominio e di grandezza. Questo è il pensare secondo Dio.
Gesù presenta la sua identità e chiede di assumere una vita simile alla sua. Si tratta di un decisione profonda e interiore, che si può e si deve esprimere in qualunque situazione. Si tratta di scegliere sempre di essere dove è lui. In questa seconda parte del Vangelo, dunque, Gesù avvia i suoi a compiere scelte evangeliche. È questa in fondo l’unica via per comprendere il Vangelo dall’interno e in profondità, non in base a teorie e teologie varie. È questo stare con Gesù sia nella sua attività che sulla via della croce. Solo così si potranno cogliere tutte le verità del Vangelo nel loro giusto senso e gerarchia. Così pure una rinnovata comprensione della situazione ecclesiale e umana e del posto che dobbiamo occupare in essa si ottiene solo con una profonda adesione alla via di Gesù. Gesù presentando il suo mistero nella sua profondità, invita anzitutto ad un atteggiamento di preghiera e adorazione, riconoscendo che è duro da capire, e che tutte le volte che ci imbattiamo in esso nella concretezza della vita siamo istintivamente incapaci di accoglierlo. Si dovrà chiedere a Gesù di tenerci con sé in questo cammino, perché solo così riusciremo a far chiarezza in noi e nelle varie situazioni, per superare tutti i sogni e progetti puramente umani.
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XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B, Vieni e Seguimi
12 Ottobre 2015Solennità della B.V.M. IMMACOLATA 2015
9 Dicembre 2015XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO anno B, Nel servizio il beneficio spirituale
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Nel servizio il beneficio spirituale
La Parola, che Dio ci dona in questa 29 a domenica dell’anno liturgico, è tutta risuonante nel suo significato più profondo di un grido di speranza: la richiesta a Dio di un dono, il suo amore, per uscire dalle strettezze dei nostri progetti. Nei pochi versetti del Salmo responsoriale risuona per ben tre volte la parola “amore” pochi versetti mentre il popolo risponde “Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo”.
Nell’’antifona di ingresso la Chiesa ci invita a chiedere a Dio la custodia attenta e delicata, così “come si custodisce la pupilla dell’occhio” di un bene prezioso: “il poter condividere fino in fondo il calice della sua volontà e partecipando alla morte redentrice di Gesù, nostro Sommo Sacerdote, che con il suo unico sacrificio di espiazione ha attraversato i cieli” aprendo il cammino rimasto sbarrato per millenni da quel peccato in cui l’uomo si senti “come Dio”.
Il brano evangelico di Marco ci presenta questo “ calice della volontà di Dio da condividere”. Il capitolo 10 infatti, apre la terza parte, sottolineando ciò che è essenziale non solo per la Chiesa, ma per tutta l’umanità se vuol vivere in pace, in una società non più dilaniata da guerre per essere i primi nel potere: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e dare la vita in riscatto per molti…” (Mc 10,45). Questa verità Dio stesso è venuto a proclamarla in modo cruento, con la forma più ignominiosa: “la morte in croce. “Tre volte Gesù annunciò in forma molto chiara la sua Passione e Morte, ma i discepoli già timorosi e impauriti per il modo con cui era perseguitato, avevano timore di “chiedere spiegazioni” di quella verità che minacciava anche la loro vita. Ogni annuncio della Passione era coronato dalla promessa della risurrezione, mistero grande e luminoso, ma invisibile, che non fece notizia per i discepoli bloccati dalla paura. Gesù ne diede come prova, per consolarli, con un anticipo nella trasfigurazione davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni, sul monte; anche se udirono la voce del Padre che raccomandava di “ascoltare il suo Figlio diletto”, anche se sono stati come accecati dalla sua “luce sfolgorante” l’annuncio della Passione e della Morte, non si attenuò nella sua drammaticità e rimase viva la speranza in un Messia
potente.
Pietro, dopo aver fatto la sua professione di fede “Tu sei il Cristo” e aver ricevuto l’ordine di non parlare di lui a nessuno, al primo annuncio tenta di fermare Gesù dicendogli:“Non sia mai…”. E Gesù, a lui: “Lungi da me Satana! (divisore) Perché tu non pensi secondo Dio…” Mc 8,33). Mentre annuncia loro quello che gli sarebbe accaduto “gli si avvicinano Giacomo e Giovanni dicendo :“Maestro vogliamo che tu ci conceda ciò che ti chiediamo”; (Mc 10,35). E Gesù chiede loro di esprimere il desiderio con un “Che cosa volete”? Ed essi precisano: “Sedere uno alla tua destra e
uno alla tua sinistra nel tuo regno” (Mc 10,36)
Gesù comprende la loro richiesta osservando che non conoscevano la portata della loro domanda e chiede se sono capaci di “bere il suo stesso calice e di ricevere il suo battesimo” (cfr 10,38). Davanti alla loro sicurezza “si lo possiamo” Gesù, profetizza il dono della loro vita partecipando alla sua stessa Passione, ma toglie loro l’illusione del potere che sognavano, consegnando a Dio suo Padre la loro richiesta dicendo: “Sedere alla mia destra o sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato” (Mc 10,40). Corregge la loro prospettiva sbagliata
dicendo: “Questa è la via per chi vuol essere mio discepolo”. Il cammino della Chiesa non può essere un cammino diverso da quello del suo Fondatore. E’ una Comunità che deve seguire un atteggiamento diverso e dice : “Tra voi, però, non è così. Ma chi vuol essere grande tra voi si faràvostro servitore” (10,44). Indica il cammino del servizio che Lui ha percorso per più di trent’anni nella Famiglia di Nazareth in mezzo al suo popolo che attendeva un Messia Liberatore. Non accolto dai suoi, non disse “che era il Figlio di Dio, per insegnarci a vincere nella quotidianità la sete di dominio e di grandezza. Questo è il pensare secondo Dio.
Gesù presenta la sua identità e chiede di assumere una vita simile alla sua. Si tratta di un decisione profonda e interiore, che si può e si deve esprimere in qualunque situazione. Si tratta di scegliere sempre di essere dove è lui. In questa seconda parte del Vangelo, dunque, Gesù avvia i suoi a compiere scelte evangeliche. È questa in fondo l’unica via per comprendere il Vangelo dall’interno e in profondità, non in base a teorie e teologie varie. È questo stare con Gesù sia nella sua attività che sulla via della croce. Solo così si potranno cogliere tutte le verità del Vangelo nel loro giusto senso e gerarchia. Così pure una rinnovata comprensione della situazione ecclesiale e umana e del posto che dobbiamo occupare in essa si ottiene solo con una profonda adesione alla via di Gesù. Gesù presentando il suo mistero nella sua profondità, invita anzitutto ad un atteggiamento di preghiera e adorazione, riconoscendo che è duro da capire, e che tutte le volte che ci imbattiamo in esso nella concretezza della vita siamo istintivamente incapaci di accoglierlo. Si dovrà chiedere a Gesù di tenerci con sé in questo cammino, perché solo così riusciremo a far chiarezza in noi e nelle varie situazioni, per superare tutti i sogni e progetti puramente umani.
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