Maria SS.ma di Costantinopoli, Mons. Russo: «Il credente poggia la sua vita sulla credibilità di Dio»

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VESCOVO

ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI

OMELIA

MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI
Solennità

Concattedrale di Acquaviva delle Fonti

5 marzo 2024

Zc 2,14-17;
Salmo (1Sam 2, 1.4-8);
Gal 4,4-7;
Mt 12,46-50;

 

 

“Oggi la parola di Dio proposta in questa liturgia solenne ci coinvolge in una serie di domande sensibili e importanti per noi tutti, qui ed ora.

In un tempo in cui sembra accrescersi la diffidenza reciproca e nelle istituzioni, anche a causa dei seri problemi economico-sociali-ambientali che stanno divenendo sempre più rilevanti e preoccupanti, la parola di Dio, la Chiesa, la nostra fede ci spronando a porci una domanda vitale, riecheggiando le domande che Gesù rivolge ai suoi interlocutori nel vangelo odierno: CHI? Chi devo amare, chi devo cercare, chi devo ascoltare, chi devo servire?

L’interrogativo, a ben vedere, esprime e traduce un appello pressante circa il CHE COSA dobbiamo fare per dare espressione concreta alla nostra fede. E la risposta è: devo amare, devo cercare, devo ascoltare, devo servire.

Cioè abbiamo bisogno, come credenti e discepoli di Gesù, di recuperare la forma più genuina del credere e del discepolato.

Ora, il credente è colui che poggia la sua vita sulla credibilità di Dio e della sua parola salvifica, e il discepolo è colui che testimonia Cristo nel suo agire. Certo, ma Cristo, a sua volta, ha vissuto ponendo al centro del suo agire proprio la ricerca, l’ascolto, il servizio, l’amore. È che noi abbiamo forse smarrito questa forma testimoniale, e ci siamo rintanati nel nostro egoismo e individualismo, anche per diffidenza, paura, scarsa empatia.

Quest’atteggiamento di chiusura è in fondo la più diffusa schiavitù del nostro tempo (2^ lettura), che alimenta isolamento, indifferenza, distacco sociale, e che riesce a coesistere insieme ad una religiosità formale, convenzionale, conformistica, per cui ci si lascia coinvolgere oltre misura per esempio nel vivere le tradizioni religiose, ma si presenta scarsa disponibilità a lasciarsi trasformare dalla parola di Dio e della Chiesa.

Abbiamo urgente bisogno che Dio venga realmente ad abitare in mezzo a noi (1^ lettura), o meglio che noi lo lasciamo abitare in mezzo a noi, che noi torniamo ad accoglierlo in spirito e verità, non solo nei momenti tradizionali o anche solo nei momenti forti, ma in ogni circostanza, soprattutto nel feriale, nel quotidiano.

Abbiamo bisogno di metterci seriamente in ascolto della parola di Dio e delle parole degli uomini, di rimetterci in ricerca del bene comune, di servire le persone, le comunità, il territorio, e soprattutto abbiamo bisogno di tornare ad amare, re-imparare ad amare come Gesù ci ha amati.

In questo, Maria ci può dare una grande mano. La fede ha abitato ogni suo momento, proprio nel quotidiano. L’angelo Gabriele la raggiunge per l’annuncio dell’Incarnazione nella sua casa di Nazareth, nel vissuto di ogni giorno.

Inoltre, Maria è presentata a noi nell’atto di ascoltare Dio che le parla attraverso l’angelo e attraverso lo Spirito Santo, e diviene ben presto fedele discepola di suo figlio Gesù, meditando nel suo cuore ogni sua parola.

Infine, Maria è colei che si mette in ricerca di sua cugina Elisabetta, per donarle servizio, gioia e carità.

Maria, dunque, la madre di Gesù, la madre della Chiesa, la madre di ciascun credente e di ogni uomo (lo voglia o no), è anche nostro modello, nostro aiuto e sostegno, nostra compagna, mentre conduciamo il nostro cammino, noi esuli figli di Eva, bisognosi di sperimentare la luce e la forza della Grazia, come accade a lei, la prescelta del Signore.

Oh Maria, madre nostra, intercedi per noi presso tuo figlio!”

 Giuseppe Russo Vescovo

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